13 GENNAIO 2016:
AGGIORNAMENTO POST DEL 3/6/2014.
Grazie al recente approdo nella mia biblioteca, di ARALDICA TRIDENTINA, è
possibile ora assegnare allo stemma da me fotografato in Tassullo (TN) nel Maggio
2014, il nome della famiglia titolare (IL POST RELATIVO, DEL 3/6/2014, LO
TROVATE DI SEGUITO).
Si tratta dei BUSETTI.
Dalle notizie rilevabili dal testo si comprende come quanto da me facilmente ipotizzato riguardo alla cronologia dei due tipi di stemmi fosse corretto. In realtà il libro dice che lo stemma più antico era un semplice (traduco in termini blasonici quanto là descritto) di rosso a tre anelli d’argento, successivamente modificato in un troncato d’argento e di rosso, a tre anelli dell’uno nell’altro. Non si fa riferimento invece allo stemma da me fotografato con i tre anelli che accompagnano una fascia (immaginiamo il tutto d’argento in campo rosso), il che potrebbe far ipotizzare o a una vera e propria variante o a un fraintendimento della linea del troncato con la fascia medesima. Quel che è certo è che lo stemma col destrocherio (qui vediamo un semitroncato-partito, ma nel libro consultato si riporta anche un partito-semitroncato, come variante, che appare con gli stessi elementi del semitroncato-partito, ma invertiti di posizione) è successivo. L’esemplare da me riportato è datato 1572 (che sia poi la data dell’esecuzione o rifacimento del medesimo è tutto da verificare), ma questo stemma, sempre stando al testo, conoscerebbe gli esordi qualche anno prima, cioè nel 1567. L’elemento impugnato è una mazza, ma qualcuno in passato citò una stella, al suo posto. Altri stemmi risalenti al XVII secolo (del 1650, per la precisione, riferiti a Carlo Busetti) hanno come variante, nella terza sezione del semitroncato-partito, una bisante d’azzurro o d’argento in campo nero, fermi restando gli anelli e tutti gli smalti delle prime due parti. Questo di Carlo Busetti, gabelliere della Chiesa Tridentina in Val di Sole (“ thelonarium pro tempore in Villa Fucinarum Vallis Solis”), è stemma che contiene un miglioramento concesso in quell’anno dal vescovo Carlo Madruzzo.
I Busetti dovevano comunque far parte della nobiltà “minore” (o essere così percepiti), se è vero come è vero che il primo poeta trentino a comporre in italiano (siamo qui però nel Cinquecento), cioè Cristoforo Busetti, innamorato di Dorotea, non era ben visto dal padre di questa, un conte d’Arco, proprio perché non all’altezza del suo rango. I Busetti comunque possono vantare notizie sin dal Trecento, sono originari di Rallo in Val di Non, e furono elevati a nobiltà da Carlo V, ottenendo diplomi anche da Massimiliano II e da Rodolfo II.
Si tratta dei BUSETTI.
Dalle notizie rilevabili dal testo si comprende come quanto da me facilmente ipotizzato riguardo alla cronologia dei due tipi di stemmi fosse corretto. In realtà il libro dice che lo stemma più antico era un semplice (traduco in termini blasonici quanto là descritto) di rosso a tre anelli d’argento, successivamente modificato in un troncato d’argento e di rosso, a tre anelli dell’uno nell’altro. Non si fa riferimento invece allo stemma da me fotografato con i tre anelli che accompagnano una fascia (immaginiamo il tutto d’argento in campo rosso), il che potrebbe far ipotizzare o a una vera e propria variante o a un fraintendimento della linea del troncato con la fascia medesima. Quel che è certo è che lo stemma col destrocherio (qui vediamo un semitroncato-partito, ma nel libro consultato si riporta anche un partito-semitroncato, come variante, che appare con gli stessi elementi del semitroncato-partito, ma invertiti di posizione) è successivo. L’esemplare da me riportato è datato 1572 (che sia poi la data dell’esecuzione o rifacimento del medesimo è tutto da verificare), ma questo stemma, sempre stando al testo, conoscerebbe gli esordi qualche anno prima, cioè nel 1567. L’elemento impugnato è una mazza, ma qualcuno in passato citò una stella, al suo posto. Altri stemmi risalenti al XVII secolo (del 1650, per la precisione, riferiti a Carlo Busetti) hanno come variante, nella terza sezione del semitroncato-partito, una bisante d’azzurro o d’argento in campo nero, fermi restando gli anelli e tutti gli smalti delle prime due parti. Questo di Carlo Busetti, gabelliere della Chiesa Tridentina in Val di Sole (“ thelonarium pro tempore in Villa Fucinarum Vallis Solis”), è stemma che contiene un miglioramento concesso in quell’anno dal vescovo Carlo Madruzzo.
I Busetti dovevano comunque far parte della nobiltà “minore” (o essere così percepiti), se è vero come è vero che il primo poeta trentino a comporre in italiano (siamo qui però nel Cinquecento), cioè Cristoforo Busetti, innamorato di Dorotea, non era ben visto dal padre di questa, un conte d’Arco, proprio perché non all’altezza del suo rango. I Busetti comunque possono vantare notizie sin dal Trecento, sono originari di Rallo in Val di Non, e furono elevati a nobiltà da Carlo V, ottenendo diplomi anche da Massimiliano II e da Rodolfo II.
Secondo me gli anelli hanno funzione parlante, in quanto vuoti, quindi
“bucati”, al loro interno (Buco: Büs, Buso, ecc., nei dialetti settentrionali).
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POST DEL 3 GIUGNO 2014:
Maso e casa in Tassullo (TN)
Il signore con cui mi
sono fermato a parlare un attimo non era il padrone di casa ma anzi era uno che
tal padrone stava attendendo. Sapeva solo che quella dove si trovava lo stemma
dipinto era la suddetta casa (restaurata) e che invece la parte diroccata (e
assai più affascinante) dove si trovavano i due stemmi in pietra era l’antico
maso. Ovviamente non sapeva (come non so io) a chi appartenessero tali armi.
Ecco un caso in cui le date poste sotto agli stemmi potrebbero tendere un
tranello a chi lanci uno sguardo distratto e superficiale. Lo stemma dipinto
infatti riporta quella del 1572 , mentre quelli in pietra sentenziano 1836 (1886?) e 1677 (1671?). Ma di certo la data
cinquecentesca non si riferisce al (a mio parere) brutto stemma dipinto in
tempi (sempre a mio parere) recenti
(particolare a me ….particolarmente odioso sono le “righe” -qua se non
erro di rosso bordate …boh dall’uno all’altro? bah…-che separano i campi):
forse essa rimanda alla data di costruzione della casa, come detto restaurata
in tempi moderni. Anche “a occhio” è molto più probabile che l’arma “pura” sia
quella composta dai soli anelletti (per
me le “armille” devono essere più grandi, ma detesto parlare di araldica con
righello e squadre alla mano)
accompagnanti la fascia, anziché quella in cui i suddetti vanno a
riempire “dell’uno nell’altro” le prime
due sezioni di un semitroncato partito, e che devono condividere ormai il loro
spazio vitale con il destrocherio uscente dal fianco sinistro dello scudo,
armato e impugnante una picca (?),
elemento ripreso nel rigidissimo e infantile cimiero. E qui eravamo a Tassullo,
in una sera ormai stata esattamente un mese fa.
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