STEMMARIO TRENTINO- ARCO (TN)
SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE GRAZIE. STEMMI MURATI IN PARETE ESTERNA: 4 DI 5
(CONTI D’ARCO E MARTINENGO)
È risaputo che Colleoni e
Martinengo siano legati a doppio filo. Non solo, infatti, la moglie del
condottiero era Tisbe (Martinengo), ma tre figlie del medesimo andarono in
spose ad altrettanti Martinengo (un’altra, Polissena, sposò Bernardino Lodrone):
Isotta impalmò Giacomo (fondatore del ramo Martinengo della Motella), Caterina si
coniugò con Gaspare (e da qui sorgerà il ramo dei Martinengo della Pallata) e
la maggiore, Orsina andò in sposa a Gerardo II. Da quest’ultimo matrimonio
nacque il ramo dei Martinengo-Colleoni. Il motivo per cui solo questa
diramazione unì il nome del condottiero a quello dei Martinengo è presto detto:
fu volontà esplicita dello stesso, quella di investire i discendenti di tale
coppia, con il suo cognome nonché con la parte più cospicua dell’eredità. Gli
eredi in questione, che il Colleoni stesso chiamava “suoi figli adottivi” (Bartolomeo
ebbe otto figlie, ma nessun maschio), furono Alessandro, Gian Estore e Giulio*.
Ma, e io l’ho scoperto da poco, c’era
anche (e forse “non solo”) una loro sorella: Barbara. Nipote quindi del Colleoni, figlia di Orsina e
Gerardo II Martinengo, e quindi a tutti gli effetti “Barbara Martinengo
Colleoni” (a meno che questa “fusione” fosse stata esplicitamente riservata ai
soli tre discendenti maschi già incontrati), sposò il conte Andrea d’Arco e in
Arco morì il 1493 e fu seppellita nel santuario della Madonna delle Grazie. La
lapide, attualmente collocata in una parete esterna al santuario, fu
probabilmente tolta durante qualche restauro/rifacimento della chiesa.
Nell’epigrafe si cita il figlio Gerardo, che prese il nome del padre e di un
suo cugino (figlio di uno dei già incontrati fratelli di Barbara, e cioè Gian
Estore) ma, ricordiamolo, era un Gerardo d’Arco e non Martinengo-Colleoni. La lastra tombale è citata anche in I Castelli del Tirolo colla storia delle relative
potenti famiglie di Agostino Perini (Milano 1834, co’ tipi di Giovanni
Pirrotta, pag. 81: Andrea d’Arco “Fu
anche legato dell’imperatore Massimiliano presso i Principi d’Italia, e morì
nel 1509. La sua sposa, Barbara, figlia di Gerardo duca (sic) Martinengo di Brescia, morì già nel 1493 e
fu sepolta nella chiesa delle Grazie, ove si legge la sua iscrizione
sepolcrale. Ebbe dalla stessa molti figli, fra i quali si distinse
particolarmente il conte Gerardo.”. Il testo prosegue e da esso si evince
come quest’ultimo fu comandante generale dell’infanteria tedesca, alleata di
Francesco Sforza contro Venezia (non tutti i Martinengo furono
pro-Serenissima…). Nella nota 2, sempre a pagina 81, per sommo colmo di fortuna
viene riportato (non troppo fedelmente…) il testo dell’epigrafe che qui
riproduciamo in foto e già da essa comunque facilmente leggibile:
BARBARA MAGNIFICI COMITIS GENEROSA SEPVLCRO
CONICX HOC TENET OSSA BREVI
IUSTITIA INSIGNIS SUMMA ET PIETATE GERARDI
MARTINENGA DUCIS FILIA CLARA FUIT
OBIJT VIII KAL: MARTIJ MCCCCLXXXXIII
BARBARA MAGNIFICI COMITIS GENEROSA SEPVLCRO
CONICX HOC TENET OSSA BREVI
IUSTITIA INSIGNIS SUMMA ET PIETATE GERARDI
MARTINENGA DUCIS FILIA CLARA FUIT
OBIJT VIII KAL: MARTIJ MCCCCLXXXXIII
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Per chi volesse approfondire l’argomento:
https://www.academia.edu/25290856/LAQUILA_E_IL_FALCONIERE_-_I_Martinengo_e_limpresa_del_padiglione_a_campanula_una_possibile_chiave_di_lettura
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