STEMMI IN VERONA: 12) SAN ZENO STEMMI
SCHIOPPO E NALDA (fotografati il 22 Luglio 2011).
B) STEMMA NALDA
Riprendiamo l’esame del monumento
funebre di Nicola Schioppi/o in quel di San Zeno in Verona. Dopo aver esaminato
in A) l’arma del sopraccitato Nicola, diciamo ora due parole sulla moglie Margarita Nalda. Qui il De Betta va
francamente in confusione sul cognome. All’inizio, infatti, non riuscivo a
trovare traccia dello stemma nella sezione alfabetica, in quanto alla voce “N”
non c’era nulla. Aiutandomi con le tavole in cui vengono raffigurate le varie
armi, scovavo quella corrispondente e comprendevo come l’araldista l’avesse
inserita alla lettera “M”, con la voce “Mulda”. La cosa è incomprensibile
perché il De Betta cita la stessa data riscontrabile nell’epigrafe da me
fotografata in San Zeno (e infatti di quella parla, e basta), in cui il cognome
di Margherita risulta scritto in maniera inequivocabilmente chiara (foto 1).
Non solo: non contento, l’autore dice che il Crollalanza, cita i Malda di Roma.
Vado a verificare e non è vero: Nel “Dizionario” il cognome è al suo posto,
sotto alla lettera “N”, e ricordato regolarmente come “Nalda”. In quest’opera
si parla di un inquartato; “nel 1 palato di rosso e di verde, nel 2 e 3
d’azzurro, ad un avambraccio in fascia, vestito di rosso e d’argento, movente
dal fianco sinistro, col pugno chiuso di carnagione; nel 4 palato di verde e di
rosso” (In Verona ho trovato anche stemmi contenenti il solo palato di rosso e
di verde, ma attribuibili probabilmente ad altra famiglia, o forse due famiglie:
ne parleremo).
La composizione mano/avambraccio+fascio di erbe strette in pugno è “classica” e rimanda, come spesso accade, a epoche antiche e contesti certamente pre ed extra-araldici, ma, anche - restando nel nostro ambito, invece- ad agganci (solo formali, ovviamente) con armi magari più famose, come quella dei Merisi (cognome del “Caravaggio” –foto 3-).
Nel nostro esemplare (foto 2) risulta solo il semplice stemma troncato, e non inquartato, con “sotto” il palato e “sopra” la mano che stringe un fascio di erbe. Già, “le erbe”. Il De Betta parla genericamente di “spighe”, il Crollalanza ci sorprende tutti, tacendone in assoluto (si confronti il suo blasone, poche righe sopra, che menziona solo il pugno chiuso).
Seguendo una facile intuizione, ho voluto controllare se quel fascio di erbe/spighe non potesse “dire” un po’ di più, e nel Supplimento a vocabolarj italiani, C-E volume secondo, di Giovanni Gherardini, (1852), (https://books.google.it/books?id=G5UHAAAAQAAJ&pg=PA693&lpg=PA693&dq=erba+di+nome+nalda&source=bl&ots=ZBNFT-VSFv&sig=MS0ZgMlrmggvLev6OP2X0laVrIk&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjUsKr1vKzMAhVIuBoKHQMdBWIQ6AEIHzAB#v=onepage&q=erba%20di%20nome%20nalda&f=false) troviamo una definizione dell’”Erba Nalda”, riconosciuta come la “digitale”/digitalis purpurea”, famosa per il suo impiego in Medicina (non chiedetemi se è esattamente questo il tipo di “digitalis” in essa impiegato, però). Più recentemente, qui
http://www.pontassievenatura.it/gb2/1sp/Digitalis_lutea.html (foto 4), la si identifica come la “digitalis lutea”, che pare più “simile” all’erbetta di umile apparenza, immortalata nello stemma da me fotografato. Tanto in un caso (Merisi=riso) come in questo (Nalda=erba Nalda) la componente parlante è quindi per me palese.
La composizione mano/avambraccio+fascio di erbe strette in pugno è “classica” e rimanda, come spesso accade, a epoche antiche e contesti certamente pre ed extra-araldici, ma, anche - restando nel nostro ambito, invece- ad agganci (solo formali, ovviamente) con armi magari più famose, come quella dei Merisi (cognome del “Caravaggio” –foto 3-).
Nel nostro esemplare (foto 2) risulta solo il semplice stemma troncato, e non inquartato, con “sotto” il palato e “sopra” la mano che stringe un fascio di erbe. Già, “le erbe”. Il De Betta parla genericamente di “spighe”, il Crollalanza ci sorprende tutti, tacendone in assoluto (si confronti il suo blasone, poche righe sopra, che menziona solo il pugno chiuso).
Seguendo una facile intuizione, ho voluto controllare se quel fascio di erbe/spighe non potesse “dire” un po’ di più, e nel Supplimento a vocabolarj italiani, C-E volume secondo, di Giovanni Gherardini, (1852), (https://books.google.it/books?id=G5UHAAAAQAAJ&pg=PA693&lpg=PA693&dq=erba+di+nome+nalda&source=bl&ots=ZBNFT-VSFv&sig=MS0ZgMlrmggvLev6OP2X0laVrIk&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjUsKr1vKzMAhVIuBoKHQMdBWIQ6AEIHzAB#v=onepage&q=erba%20di%20nome%20nalda&f=false) troviamo una definizione dell’”Erba Nalda”, riconosciuta come la “digitale”/digitalis purpurea”, famosa per il suo impiego in Medicina (non chiedetemi se è esattamente questo il tipo di “digitalis” in essa impiegato, però). Più recentemente, qui
http://www.pontassievenatura.it/gb2/1sp/Digitalis_lutea.html (foto 4), la si identifica come la “digitalis lutea”, che pare più “simile” all’erbetta di umile apparenza, immortalata nello stemma da me fotografato. Tanto in un caso (Merisi=riso) come in questo (Nalda=erba Nalda) la componente parlante è quindi per me palese.
Nota a margine: qualcuno ricorderà che commentando
lo stemma Schioppi (12/A), riportavamo come il De Betta sostenesse che il
monumento funebre ora visibile in S. Zeno fosse stato trasportato da S.
Bartolomeo in Monte nel 1820. Qui ribadisce la cosa, ma assegnando l’avvenimento
all’anno 1920, citando come fonte il Da Persico (cosa che non fa nel primo
caso: quindi, semplice errore, quello delle due datazioni, o richiamo ad
altrettante fonti distinte –una delle quali imprecisata- in contrasto tra
loro?).
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