VERONA CIMITERO
MONUMENTALE LATO INGENIO CLARIS (FOTO DEL 20 FEBBRAIO 2018): 5
CARLOTTI, 6 DA LISCA FORMIGHEDO, 7 RIZZARDI, 8 CANOSSA/MUSELLI
5) CARLOTTI (foto 1-2-3) Di
questo monumento posso dire soltanto che il De Betta non lo cita, anche se lo
fa per altre testimonianze dell’arma Carlotti (identica a questa). Debbo
presumere che esso sia quindi posteriore alla data di compilazione dello
Stemmario Veronese del De Betta (se non erro risalente al 1923). Lo stesso
autore informa che in Sant’Eufemia uno stemma Carlotti è visibile abbinato a
quello Verità, arma di cui ho parlato qui https://www.facebook.com/groups/211814768987383/search/?query=Verit%C3%A0
il 12 Settembre 2016. Si conoscono anche gli smalti dell’arma Carlotti
(confermati, almeno per il campo, dal tratteggio), dal che discende un d’azzurro,
allo scaglione sostenente due leoni controrampanti, il tutto d’oro,
accompagnato in punta da una torre d’argento.
6) DA LISCA DI FORMIGHEDO (FOTO
4-5) Molti e molto antichi sono gli esempi riportati dal De Betta che però
ovviamente non cita questo, a lui successivo in maniera evidente. Leggendo
attentamente si nota come la variante dell’arma con l’aquila è presente già in
reperti antichi. Questo non sorprende, ma lo fa (e il De Betta stesso ne
stupisce) l’accorgersi che l’esemplare di S. Maria in Organo, definito dall’autore
“molto antico”, riporti un’aquila nera in campo rosso (sic). Evidentemente deve
essere frutto di pessima reinterpretazione successiva che abbia confuso il
canonico oro, magari virato o comunque corrotto. Gli altri smalti sono l’argento
del campo e il verde dell’albero e dei monti.
7) RIZZARDI (FOTO 6-7-8 CIMITERO 9 -10 PIAZZA BRA.
FOTO 11: RIGUARDANTE ALTRO STEMMA IN LONATO (BS).
Cognome assai
diffuso anche in Idro, ove abito oltre che nei paesi limitrofi e in tutto il
Bresciano*. Anche qui il De Betta “arriva prima” del monumento nel Cimitero,
che quindi non può conoscere, ma cita altri esempi, e anche qui i tratteggi
degli smalti suscitano problemi. Il campo in cui si muove il “porco riccio” per
dirla alla De Betta (animale qui riprodotto con fattezze al naturale, ma
blasonato di nero dagli autori riportati dal De Betta medesimo che ovviamente,
per motivi cronologici, citano altri esempi, non certo questo) appare azzurro
come vuole il Verza ma non il Gianfilippi (argento), mentre sia l’uno che l’altro,
per il fasciato (di sei e quattro pezzi, rispettivamente) parlano di argento e
rosso, mentre qui appare di rosso e oro. Inoltre nel reperto da me fotografato
il troncato (così lo vogliono sia il V. che il G.) pare diventi più un fasciato
di rosso e d’oro, al capo d’azzurro, al riccio al naturale sostenuto dalla
prima pezza. Si noti anche che solitamente nei fasciati o simili la prima
fascia è caricata dal metallo (oro, argento) mentre la seconda dal colore
(rosso in questo caso) e così via alternativamente, mentre qui accade il
contrario. La quarta foto (la n. 9 di
questo post) è stata da me scattata l’11 Settembre 2015 in Piazza Bra e
riguarda altro stemma Rizzardi. Il De Betta non cita nemmeno questo e parrebbe
impossibile che gli possa essere sfuggito. Siccome la foggia non mi pare
moderna, si potrebbe concludere che il restauro che l’abbia riportato alla luce
sia successivo alla pubblicazione dello Stemmario (1923?) O si tratta di svista
ed è invece da questo reperto che il Verza e il Gianfilippi si convincono che
le fasce siano rosse e argento anziché rosse ed oro? Viste così mi parrebbero
del secondo e quindi il monumento del Cimitero “avrebbe ragione”, oppure
potrebbero essere d’’argento, virate o non totalmente “liberate” dalla tinta
giallastra circostante, cosa che potrebbe aver tratto in inganno gli autori/committenti
del relativamente recente monumento funebre.
* si veda E.
STEFANI ARALDICA BENACENSE E VALSABBINA, Liberedizioni, 2016 BS, pag. 107.
Alcune varianti dell’arma descritte nel testo citato, ricordano da vicino
quelle veronesi da me riportate. In tutte però il fasciato è d’argento e di
rosso, cosa che farebbe propendere per l’”errore interpretativo” nel monumento
funebre, di cui si è detto in conclusione del punto 7). Non so dire invece se l’arma
visibile nel cortile della Fondazione Ugo da Como in Lonato (BS, FOTO 10) sia
ulteriore variante dell’arma Rizzardi o appartenente ad altra famiglia. Opterei
per la seconda ipotesi ma, ripeto, io non lo so.
8) CANOSSA MUSELLI (FOTO 12-13-14)
Monumento
citato dal De Betta. Nelle sue pagine si legge come secondo il Gianfilippi e il
Crollalanza, il “cane levriere” oltre che collarinato, dovrebbe essere “bailonato”,
un orribile francesismo (tra l’altro fuorviante nel significato, giacchè il “bailloné”
da cui deriva significa “imbavagliato”) per indicare che il canide tenga tra le
fauci un oggetto rigido, un osso in questo caso. Non pare di scorgere ossi
nelle immagini da me riportate. Per quanto riguarda l’arma Muselli, sempre il
De Betta ci avvisa che un’altra è presente nel Cimitero, cosa che mi auguro di
poter verificare nel più breve tempo possibile. In quest’altra testimonianza lo
stemma Muselli appare riprodotto insieme a quello Rambaldo. L’autore dello
Stemmario Veronese dubita che i “musi” dello stemma Muselli siano di cinghiale
o di porco. A prima vista a me sono parse di lupo, forse fuorviato dal “collega”
levriere dell’arma Canossa, ma dopo un istante non si può aver dubbi sul fatto
che siano tre teste di cinghiale, non fosse per la “difesa” cioè la zanna che
spunta evidente dalle fauci. Il Gianfilippi vuole il campo di verde, la banda d’argento
caricata da tre rose di rosso e accostata da due teste di cinghiale di nero. Il
Verza invece, dice che non c’è una banda ma una fascia, d’oro come le teste di
cinghiale, tacendo delle rose, che anche il Crollalanza, stando al De Betta,
vuole rosse, ma bottonate d’oro.
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