VERONA DUOMO N. 33 STEMMA VESCOVO GIOVANNI MICHIEL (M. 1503)
Chiuse quelle di San Zeno (19 maggio
2016) e Sant’Anastasia (10 gennaio scorso), Iniziamo l’avventura araldica
relativa al Duomo e per farlo partiamo banalmente dall’esterno, e da un’arma
non certo nascosta… quella di Giovanni Michiel che fa fiera mostra di sé a
chiunque sia disposto ad alzare un po’ lo sguardo.
Il M. fu creato cardinale nel
1468 dallo zio Pietro Barbo, poi papa Paolo II. L’elezione del parente al
soglio pontificio, ovviamente lo favorì moltissimo, e lo aiutò in particolar
modo a ricalcarne pari passo la carriera iniziale (tra i vari incarichi
ricoperti prima dal Barbo e poi dal M. ricordiamo la commenda dell’abbazia di
Sesto al Reghena).
Come è logico lo stemma da me
fotografato ormai il 22 Luglio 2011 risale al periodo in cui il prelato ricoprì
la carica di vescovo nella città scaligera. La nomina risale al 1471, ma per
ben sei anni il m non fu effettiva in quanto il M. non poté prenderne possesso
a causa di contrasti sopravvenuti tra la Santa Sede e Venezia. Questo evento
non costituisce di certo un unicum
nella vita del “nostro”: le lotte romano-veneziane intorno alla sua figura si
ripeterono, ad esempio, anche per la sua successiva nomina a vescovo di Padova:
in quel caso fu il punto di vista della Serenissima a prevalere e il M. non
riuscì mai a prendere “servizio” nella città patavina. Non ne sono al corrente
ma può essere che uno dei motivi di contrasto si dovesse al fatto che la
Repubblica esigeva, o quanto meno tentava di avere, vescovi effettivamente
residenti ed operanti nelle città loro assegnate, cosa che il M. non garantiva
e che de facto non fece: in Verona si
vide pochissimo e per eventi del tutto occasionali e simbolici.
Fu papabile nel conclave che poi determinò invece l’elezione di Alessandro VI, elezione avvenuta anche grazie all’appoggio, da un certo punto in poi, del M. stesso, che per la qual cosa fu lautamente ricompensato dal novello pontefice. Si dice che proprio il figlio di questi, Cesare, fosse poi il mandante dell’avvelenamento a causa del quale il M. perse la vita nel 1503.
Fu papabile nel conclave che poi determinò invece l’elezione di Alessandro VI, elezione avvenuta anche grazie all’appoggio, da un certo punto in poi, del M. stesso, che per la qual cosa fu lautamente ricompensato dal novello pontefice. Si dice che proprio il figlio di questi, Cesare, fosse poi il mandante dell’avvelenamento a causa del quale il M. perse la vita nel 1503.
(fonte Treccani, il solito De
Betta non aggiunge particolari rilevanti).
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