SAN
FRANCESCO, BRESCIA: CHIOSTRO (foto del 10 Ottobre 2013)
Proseguiamo
la breve rassegna relativa agli stemmi visibili nel chiostro di San Francesco
in Brescia. Premessa fondamentale: devo tutto quello che scrivo riguardo alle
epigrafi – in questo e in tutti i prossimi post - alla gentilissima
disponibilità del prof. Tommaso Casanova che mi ha voluto fornire trascrizioni,
traduzioni, commenti e bibliografia. Ripeto: di mio troverete solo foto e tutto
ciò che eventualmente riguardi l’aspetto araldico (collegamenti con stemmari
ecc.)
STEMMA
BARTOLOMEO ROTENGO.
Questo
stemma (foto 1-2-3) ha ingenerato un bel po’ di confusione tra gli araldisti
bresciani, o forse solo in uno, come capirà chi proseguirà nella lettura. Spero
di non far parte della schiera di essi e pertanto, se qualcuno tra i coraggiosi
che arrivassero alla fine di questo post, volesse correggere qualche mia errata
interpretazione, gliene sarò ovviamente grato. La confusione di cui sopra nasce
a mio avviso dalla somiglianza tra due armi: quella dei Rotengo (cioè quella
che qui propongo) e quella dei Sangervasi (foto 4-5). La seconda propone un
“massacro” di cervo (più elegantemente definito a volte come “in
riscontro/rincontro”, da non confondersi con “a riscontro”. Altri ritengono che
“massacro” sia una testa in maestà, ma scarnita o “strappata” alla base anziché
recisa. Poco male: il concetto fondamentale è…una testa posta “in maestà” cioè
di fronte), mentre l’altra, quella dei Rotengo, soltanto la calotta superiore,
elegantemente definita da “Corbiniano” come
“sommità di massacro di cervo” (qui: https://www.lamoneta.it/topic/126939-massacro-di-cervo/?tab=comments#comment-1458311 link, utilissimo per sviscerare
l’intero argomento blasonico, che rimanda ad un post di 4 anni fa ormai, dove
io ho partecipato come Sorante), una figura assai diversa, come si potrà vedere
dal confronto tra le foto citate, e ancor più rara (tre sommità appaiono
nell’arma di Brindisi, come si evince sempre dal link appena menzionato).
Ma tornando
a Sangervasi e Rotengo sentiamo cosa dicono un paio di autori bresciani. Il
primo, il Della Corte, nel suo “Le famiglie del Patriziato..:” dice dei
Sangervasi che venivano da Sangervasio Bresciano ed erano origine nel XIII
secolo dai feudatari del Capitolo della Cattedrale in quella terra. Si
estinsero all’inizio del ‘400 e il loro nome fu “utilizzato” dal notaio Cumino
Clusone di Sangervasio, oriundo bergamasco e quindi di famiglia completamente
diversa. Gli smalti dell’arma Sangervasi restituiscono secondo l’araldista
bresciano un partito d’azzurro e d’oro, al massacro di cervo dall’uno all’altro
(foto 5). Dei Rotengo, il Della Corte parla? Sì, ma gli abbina esclusivamente
lo stemma “moderno” (foto 6) completamente diverso dall’antico che ripropongo
io e ci dice che erano “advocati” del monastero cluniacense di Rodengo in
Franciacorta. Una cosa importantissima: l’autore non indica mai un qualsiasi
rapporto di parentela tra le due famiglie (Rodengo/Sangervasi), o una
“confluenza” di una nell’altra. Le considera come realtà totalmente distinte ed
è ciò che me lo fa ritenere in errore allorché annota come l’arma Sangervasi “si trova pure, talvolta: partito di nero e d’oro, e con le corna di
cervo dell’uno sull’altro , riunite alla base su una scheggia del cranio”.
Forse l’errore lo commetto io nel vedere in questa descrizione l’arma dei
Rotengo (escluso il “partito” che nella tomba da me fotografata non si scorge),
ma quella “scheggia del cranio” ricorda proprio la “sommità di massacro di
cervo” dei Rotengo, e quindi non dei Sangervasi. Sull’uso erroneo che il Della
Corte fa di “uno sull’altro” anziché “dell’uno all’altro” non vale la pena
soffermarsi. Più importante sarà dire che già in altra
opera, quella del Gelmini (ms queriniana F VIII-7) qualcuno titubava in egual
maniera e ne lasciò traccia con un
aggiunta a penna (non certo il Gelmini. Forse il Della Corte stesso?). Tutto
questo si evince dalla pagina in cui
citato Gelmini tratteggia correttamente
lo stemma Rotengo aggiungendo in maniera pertinente “antico” –foto 3-
(così come nella pagina successiva riproduce lo stemma “moderno” e poco oltre
quello dei Sangervasio, come visto del tutto diverso, foto 7 e 4). Lì sotto alla dicitura “Rodengo ant.” un’altra
mano, come detto con penna a sfera, aggiungeva “o Sangervasio?” (foto 3). Forse
l’errore nasce tutto da quel momento e, chissà, come detto forse fu lo stesso
Della Corte ad aggiungere quella nota.
Si noti a
margine che nel Rotengo “moderno”, confluiscano le due “y” del comune di Iseo
(si confrontino foto 7 e 8).
TRASCRIZIONE/TRADUZIONE/NOTE
EPIGRAFE (a cura prof. T. Casanova):
ISTUD ·
SEP(u)LCR(um) · E(st) ·
·
D(omini) · BERTOLOTI · D(e) ·
· ROTENGO
· 7 (et) · H(e)R(e)DV(m) ·
· NEC ·
ALICVI · PER SONE ·
DETVR · NISI
SIT · DE
· DOMO · EI(us)
Questo
sepolcro è
di don
Bertolotto di
Rodengo e
degli eredi;
e a
nessuna persona
si
conceda, se non
è della
sua casata.
Bibliografia:
Guerrini, 1925, p. 187 n. VI
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