VERONA DUOMO N. 34-35-36-37-38-39-40 STEMMI
CARTOLARI, BIANCHINI, BOLDERIO (?), PONZONI-FRANCHINI PALTONI-CASTELLO
Riprendiamo le
buone e vecchie abitudini lasciate il 3 Febbraio scorso (se si esclude la
parentesi del Cimitero Monumentale, di poco successiva): stemmi veronesi.
In foto 1 il
troncato d’oro e d’argento, alla fascia scorciata doppiomerlata d’azzurro dei
CARTOLARI. Il De Betta dice che in Duomo è presente un altro stemma oltre a
questo del terzo altare di sinistra (esattamente in una lapide molto corrosa
nel chiostro).
In foto 2 lo stemma di FRANCESCO BIANCHINI,
VENEZIANO. E’ probabile che sul tutto ci sia, come spesso accade, lo stemma
primigenio (il leone con il giglio d’argento su campo azzurro) in quanto il
Gianfilippi, riportato dal De Betta, considera soltanto questo come stemma
Bianchini. Esiste anche arma pressoché identica a questa in Verona (San Fermo)
che sul tutto riporta però uno scudetto con l’aquila anziché il leone. Ho
consultato il database contenente tutti i nominativi dei vescovi: di Bianchini
ne esistono solo tre, nessuno avente a che fare con Venezia o Verona, uno solo
cronologicamente compatibile (il De Betta parla di 1729) ma soprattutto nessun
Francesco. Ho fatto una breve ricerca online e credo si possa asserire che il
Francesco di cui sopra sia quello di cui si parla qui https://play.google.com/books/reader?id=VepxPm0tY7IC&hl=it&pg=GBS.PR7.
L’indice dell’opera che padre Alessandro Mazzoleni dedica all’arciprete della
Cattedrale di Verona, Gianfrancesco Muselli funge da perfetta sintesi della
vita del Bianchini. Da esso apprendiamo che egli non fu mai nominato vescovo ma
Cameriere d’Onore da papa Clemente XI
(pur non arrivando mai al sacerdozio, “”contento d’essersi obbligato a Dio co’
vincoli de’ suddetti Ordini”, cioè diaconato e suddiaconato, acquisiti nel 1699..
La data di morte è rivelatrice: 1729, come quella scritta dal De Betta. Il
libro del Mazzoleni è di appena sei anni dopo.
In foto 3-4 troviamo
un sepolcro con un’aquila coronata. L’unica aquila coronata riportata dal De
Betta è quella dei Bolderio (di cui abbiamo parlato già qui https://www.facebook.com/groups/211814768987383/search/?query=bolderio
e qui https://bianchetti-araldica.blogspot.com/2017/12/stemmi-in-verona-santanastasia-30-arma.html?fbclid=IwAR2kyZtZFV0jegGseAvAfBQc3DsYBeyFWyrUFNKm805KbeTOt3zOmZsayNE
(riportando lo stemma dell’aquila coronata ma anche del giglio e ricordando un
terzo stemma con scaglione e giglio) e quella riportata con n. 33 e non
attribuita ad alcuna famiglia. Il problema è quest’arma sconosciuta il De Betta
la trova nell’anticamera della Camera di Commercio (e quindi non è questa che
propongo), ma anche che l’autore non associa mai al Duomo alcuna delle tante
arme Bolderio/Boldesio/Boldieri da lui proposte.
Dal De Betta poi
ricaviamo gli smalti dell’inquartato della famiglia cremonese dei Ponzoni (foto
5-6): verde e argento (Gianfilippi e Verza). Ma c’è anche una versione che
preveda il rosso e l’oro (Crollalanza). Solo due vescovi risultano con tale
cognome: Sfortia Ponzoni, fratello del pittore Matteo, nato in Venezia nel 1582
(ma figlio di un cappellaio di origini cremonesi) e vescovo di Spalato; e
Pietro Martire Ponzoni, nato in Cremona nel 1591 e vescovo di Novara.
Né il Crollalanza,
né il Gianfilippi né il Verza blasonano lo stemma di P. Paolo Franchini
canonico. Il De Betta ha potuto visionare un tardivo decreto ministeriale
(1896) relativo all’arma del nob. Antonio, in cui le tre bande erano rosse, il
campo argento e il leone attraversante “del campo”. Se il canonico Pietro Paolo
è quello citato qui https://books.google.it/books?id=-tXRLKaJmzgC&pg=PT462&lpg=PT462&dq=pietro+paolo+franchini+canonico+verona&source=bl&ots=MlGa7Pa_20&sig=myhCGC2kw-33s2tSuO1bz-3NbBM&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwilyduatabeAhURl4sKHR08BRAQ6AEwAHoECAkQAQ#v=onepage&q=pietro%20paolo%20franchini%20canonico%20verona&f=false
si può affermare che ricoprisse medesima carica anche in quel di Trento.
(foto 7)
(foto 7)
Diciamo infine
del bel delfino natante di Francesco
Paltoni, citato anche dal De Betta (foto 8-9) e del castello con leoni controrampanti
risalente al 1580, relativo ai De Castello (10-11).
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