FABIO BIANCHETTI - QUADERNI ARALDICI
domenica 30 luglio 2023
lunedì 31 agosto 2020
PERIZIE
ARALDICHE
Una
bella notizia per chi fosse interessato a ricerche e perizie araldiche di
qualsiasi tipologia. Quest’anno Maurizio Carlo Alberto Gorra, membro associato
dell’Académie Internationale d’Héraldique, è diventato Perito Araldico (associato
con il n° 1034 al Collegio Periti Italiani).
Grazie
alle sue conclamate e approfondite conoscenze della materia il potenziale
raggio di azione risulta essere particolarmente esteso:
-
studi, ricerche, valutazioni e perizie in materia araldica, inerenti a uno o
più stemmi, comprensive della stesura del o dei blasoni (ossia della
descrizione secondo la terminologia specifica della materia);
-
valutazione del loro aspetto (ivi comprese questioni stilistiche e
cronologiche);
-
valutazione del contenuto interno ed esterno allo scudo (anche a fronte di
esemplari rovinati o danneggiati);
-
valutazione di altri dettagli testuali e/o estetici che li accompagnano (ove
presenti);
-
valutazioni sulla loro genesi (se conosciuta o conoscibile);
-
valutazioni sulla loro evoluzione e variazione (se disponibili altre
testimonianze a paragone).
Quanto
sopra va inteso per stemmi su fonti primarie (a prescindere dal tipo di
manifattura, dall’epoca e dal luogo di pertinenza degli esemplari esaminati, e
dal fatto che il titolare sia noto o ignoto), e su fonti edite o inedite (a
prescindere dal fatto che siano resi in forma grafica o verbale, quest’ultima
indifferentemente in linguaggio blasonico o corrente).
Tale
operatività vale anche per altri campi della semiotica, specialmente quelli più
vicini all’universo degli stemmi: motti araldici, imprese (fenomenologia
estetico-simbologica d'origine rinascimentale) nonché, in subordine, bandiere,
vessilli e loghi.
Inoltre è possibile concordare l’organizzazione
di eventi a tema araldico, quali:
- visite mirate a monumenti, siti e/o località;
- incontri o conferenze a carattere introduttivo,
o su temi specifici, come relatore unico o con la compartecipazione di altri
relatori;
- organizzazione di convegni a carattere introduttivo,
o su temi specifici;
- lezioni di araldica a carattere introduttivo, o
su temi specifici, anche in favore di istituti scolastici di ogni ordine e
grado.
Infine, possono essere creati ex novo
stemmi e loghi che concretizzino al meglio ogni esigenza del
titolare, il quale (a richiesta) potrà essere indirizzato ad artisti
specializzati di fiducia che ne cureranno la materiale realizzazione.
Si sottolinea che lo studio della genealogia esula
dalle competenze del Perito, pertanto l’identificazione del titolare di uno
stemma (se necessaria) non oltrepasserà i dati genealogici eventualmente
rinvenuti durante le ricerche sulle fonti araldiche prese in esame e
menzionate, lasciando a queste ultime ogni responsabilità al riguardo.
Per informazioni e contatti, inviare una mail a blasone.italiano@gmail.com
martedì 28 luglio 2020
Non so nulla di come si apra un forum né di quanto possa costare in termini economici ma soprattutto è una cosa che sarei disposto a valutare soltanto se sapessi con certezza che interessi almeno a 10-20 membri del Caffè. Per capirci: non salperei per questo viaggio sapendo di farlo per me stesso o per due o tre persone perché (gratitudine nei loro confronti a parte), non servirebbe a nessuno. Per questo vi chiedo da qui al 21 Settembre (data in cui il Caffè avrebbe compiuto sette anni) di farmi sapere se siete interessati alla cosa, scrivendo alla mail che troverete in calce (oggetto: forum Caffè Araldico). Alla fine di tale periodo avviserò chi mi abbia eventualmente scritto dell’esito. Se esso fosse positivo, da lì in poi inizierò a muovermi per capire cosa fare in concreto, in caso contrario, ringrazierò e comunicherò l’inutilità dell’intraprendere simile progetto.
Saranno gradite, al di là di quelle relative all’iniziativa esposta sopra, le mail di ogni genere, e di certo quelle legate alla materia. Mi piacerebbe continuare a dibatterne e a trattarne, o a scambiare notizie in merito, con chi volesse farlo.
domenica 26 aprile 2020
VERONA (Sant’Anastasia, Sant’Elena in Duomo, Chiostro Duomo)
Di quest’arma il De Betta non dice nulla, nemmeno gli smalti. Anzi è ciò che non dice che è importante. In pratica riporta soltanto questo caso di Sant’Anastasia (è su un banco in legno), pertanto siamo praticamente certi che non esistano altri stemmi di questa famiglia nella città scaligera. “Alla fascia un po’ in sbarra” dice della seconda sezione del partito, intuendo un problema che si pone quando sbarre e bande (e non solo) sono “schiacciate” verso la posizione della fascia o “troppo in verticale” verso il partito e non riprodotte in posizione classica (45° rispetto alla medesima pezza). Un modo elegante (non di mia invenzione, ci mancherebbe) e attuale per “cavarsela” è l’utilizzo del termine “banda/bandato a mo’ di fascia”, “sbarra/sbarrato a mo’ di fascia” (ma anche trinciato, tagliato a mo’ di fascia o di partito, ecc.). Dal punto di vista puramente estetico mi permetto di dire che nell’arma in questione la concomitanza tra una fascia e una banda a mo’ di fascia affiancate, genera un effetto visivo del tutto inelegante (ma è un giudizio solamente personale, che ovviamente non tiene conto di come le due sezioni del partito potessero essere un tempo, chissà, due stemmi separati. Anzi, proprio questo “inestetismo” me lo fa pensare.
74 BECUZIO (S.ANAST.) (foto 3)
Di questa testa di bue visibile nel vano che dalla chiesa porta in sacrestia, il Gianfilippi ci dice essere di rosso, in campo argento, cornuta di nero. Nulla si dice della lingua, probabilmente anch’essa di rosso. Quest’arma è di un Giacomo. La lapide a detta del De Betta è “antichissima”.
75 BOLDERIO? (S.ANAST.) (foto 4)
Di questa famiglia abbiamo parlato diffusamente almeno due volte.
https://bianchetti-araldica.blogspot.com/search?q=bolderio
Questo giglio “di Firenze” quindi aperto e è espressamente citato dal De Betta. Altrove (e l’abbiamo visto) esso è riprodotto nella classica foggia “alla francese”. Questa famiglia aveva utilizzava anche altre armi tra cui, come già incontrato, un’aquila (era proprietaria di un palazzo detto dell’aquila dei Boldieri, che il De Betta agli inizi del ‘900 individua nell’Hotel due torri). Non so dire se sia quello attuale (la sua collocazione e il fatto che sia un palazzo storico mi fa pensare che sia così https://hotelduetorri.duetorrihotels.com).
76 MALASPINA (DUOMO) (foto 5)
Lapide su pavimento datata 1437. Si veda anche https://bianchetti-araldica.blogspot.com/search?q=malaspina
77 (ZENO)
PELAGALLI (S. ELENA AL DUOMO) (foto
6-7-8)
78 CIPOLLA (S. ELENA AL DUOMO) (foto 9-10)
Citata dal De Betta insieme ad altri esemplari veronesi. Questa è del 1491). Abbiamo già fatto dei riferimenti a questo tipo di arma in ambito veronese (si cerchi Cipolla, Ravani, ecc.)
79 IGNOTO (variante
CENDRATA?) (S. ELENA AL DUOMO) (foto 11)
Il De Betta lo classifica ignoto (n. 18) e già ai suoi tempi molto corroso.
Credevo trattarsi di un bue ma l’araldista ci informa che si è di fronte ad un ELEFANTE e che “vi si
vedono delle piante molto corrose” che oggi non si scorgono più. Il riferimento
alle piante mi induce cautamente a paventare l’ipotesi potesse trattarsi di
un’arma Cendrata della quale il De Betta stesso riporta alcune descrizioni con
varianti minime, una delle quali parla di un elefante passante su un terrazzo e
attraversante una pianta (Gianfilippi). E’ solo un’ipotesi, ma forse rinforzata
dal fatto che uno stemma Cendrata era stato annoverato come molto corroso (già
ai suoi tempi) ma ancora visibile proprio in Sant’Elena in Duomo. Doveva essere
un altro rispetto a questo, che, ricordiamo, è classificato come ignoto
dall’araldista, ma insomma, due indizi ci sono…
79 (Francesco) CALIARI (S. ELENA AL DUOMO) (foto 12)
Stemma citato dal De Betta. Di tutti questi stemmi di S. Elena al Duomo l’autore dice: “bellissimo”. E io gli do ragione.
80 (Agostino) FONTANA DI PIACENZA (S.ELENA AL DUOMO) (foto 13)
Di rosso, alla croce scaccata d’argento e d’azzurro dice il Crollalanza dell’arma di questa famiglia (come riporta il De Betta).
81 ARBOSELLI (S. ELENA AL DUOMO (foto 14-15)
D’oro, allo scaglione di rosso, accompagnato da tre alberelli sradicati di verde (qualcuno dice anche fruttiferi di…? e qualcun altro asserisce siano pioppi. Il termine fogliato lo ometto perché trattasi della norma e va inserito nel blasone per indicare foglie di smalto diverso dal resto, cosa che qui non possiamo sapere). Il titolare fu canonico in Verona. Il De Betta indica come data dello stemma MDVII. Si noti il cimiero con un leone che tiene nelle branche anteriori un alberello simile a quelli inseriti nell’arma.
82 GIOVANNI DOLFIN, PATRIARCA DI AQUILEIA (REALIZZAZIONE DAL 1672. Probabile esclusione di altri due Dolfin patriarchi di Aquileia: Daniele e Dionisio) (S. ELENA AL DUOMO) (foto 16)
Situazione complicata. Il De Betta ci parla di un altro stemma simile, presente in Duomo, ma “sul tutto” di quello si trova una scala a pioli (sic) posta in banda. L’autore dice che “il sul tutto è dei Gradenigo, ma i quattro quarti non so di chi sia (sic)”. Poi però cita il Coronelli (Arme, blasoni, ecc della Serenissima Repubblica Veneta) che indica come arma Gradenigo TUTTO l’inquartato qui presente (nella versione del Duomo del De Betta e nella descrizione del Coronelli, il castello del 2 quarto è attraversato da una banda che qui è omessa) il che è un grosso errore. L’inquartato è infatti relativo al patriarcato di Aquileia: inquartato, nel primo e quarto d’azzurro all’aquila d’oro (Aquileia), nel secondo di rosso al castello merlato attraversato dalla banda d’azzurro caricata di un ramoscello di quercia, o di vite (san Vito al Tagliamento), nel terzo di rosso alla croce di Sant’Andrea d'argento(San Daniele). San Vito e San Daniele risultano essere gli antichi confini del patriarcato (dal 1509 ai patriarchi fu lasciata la signoria di Codroipo, San Vito e San Daniele) . Tra essi, come Dolfin, appaiono Giovanni, Dionisio e Daniele che consecutivamente ricoprirono tale carica: 1657/1699, 1699/1734, 1734/1751. Nessuno di loro fu mai nominato vescovo di Verona, ma uno di essi potrebbe aver lasciato testimonianza araldica di una sua visita (Aquileia aveva giurisdizione sul Capitolo di Verona). Segnaliamo che Daniele (1734/1751) fu l’ultimo patriarca di Aquileia e primo arcivescovo di Udine. Qui http://www.archiviodiocesano.it/2010/10/22/capitolo-di-verona/ troviamo testimonianza di due visite di Giovanni (1658 e 1672) e di una di Daniele (1740, data in cui tenne anche l’ultimo sinodo diocesano aquileiese) che escluderebbe quindi il solo Dionisio). Il galero che appare nell’arma è rosso, quindi cardinalizio (sempre che venisse rispettata tale “consegna” al momento della realizzazione dell’arma): Giovanni fu proclamato cardinale il 18/7/1667 quando era già Patriarca, mentre Daniele lo fu dal 10/4/1747 (anche lui già patriarca). Incrociando le date quindi, l’arma potrebbe riferirsi soltanto alla seconda visita di Giovanni (1672), perché all’epoca della prima (1658) egli non era ancora cardinale. Per lo stesso motivo non può riferirsi a Daniele, che visitò Verona nel 1740, e quindi 7 anni prima di ricevere la porpora. Secondo me l’arma è quindi di Giovanni Dolfin e risale al 1672 o poco dopo.
83 PELLEGRINI (CHIOSTRO DUOMO) (foto 17-18)
Stranamente il De Betta non cita questo esemplare di stemma Pellegrini, famiglia di cui abbiamo già parlato (https://bianchetti-araldica.blogspot.com/search?q=pellegrini).
84 DIONISI (CHIOSTRO DUOMO) (foto 19-20)
Famiglia di cui abbiamo già parlato diffusamente qui https://bianchetti-araldica.blogspot.com/search?q=dionisi . Ora integriamo con questo stemma presente nei chiostri del duomo menzionata dal De Betta.
85 BUTTURINI (CHIOSTRO DUOMO) (foto 21)
Di quest’arma che un Domenico Butturini fece scolpire sulla lastra tombale della moglie Angela, ho parlato durante il mio intervento del 19 Febbraio u.s. in Sabbio Chiese dal titolo “Tre monti…l’un sull’altro” che sarà pubblicato a breve su academia.edu (cosa di cui darò conto nel Caffè e nel blog Quaderni Araldici).
86 IGNOTO (INGRESSO AL CHIOSTRO DEL DUOMO) (foto 22)
Al n. 64 degli stemmi ignoti, il De Betta parla di quest’arma “in rilievo sull’arco del volto che mette al chiostro del Duomo”. Dice che ve ne sia uno anche nel pavimento della chiesa di S. Elena al Duomo dedicata ai Cappellani e capitolo dei Canonici. Io non l’ho notato.
giovedì 2 aprile 2020
VERONA
(San Giovanni in Foro, San Lorenzo foto 2014, tranne San Bernardino: foto 17 maggio 2018)
SAN GIOVANNI IN FORO : 70 STEMMA RIZZANI
(foto 1 2 3): Abbiamo appena visto nel post precedente lo stemma Rizzardi (con un riccio passante sostenuto da un fasciato, stemma in Piazza Bra), ora un altro riccio, quello di Benedetto Rizzani. Non c’è accordo tra i blasonisti né in merito agli smalti né alle figure. Il Gianfilippi parla di un d’azzurro al riccio di nero, passante su di un terrazzo posto in banda di verde (o forse meglio: “il tutto al naturale”). Il Verza invece ci narra di un trinciato, che è quello che si vede in San Giovanni, d’argento e di verde, col riccio di nero. Ricordiamo che sempre da San Giovanni vengono gli ultimi due stemmi visti nel post precedente (sarcofago Pietramala/Castelbarco)
SAN BERNARDINO 71 STEMMA RIZZONI (MORANDO)
(foto 4 5) Per completezza, anticipo una foto da San Bernardino (17/5/2018), complesso che a Dio piacendo verrà trattato in futuro. Altro riccio, altra famiglia: Rizzoni. Il De Betta fa una confusione incredibile e inestricabile tra rimandi a Morando, Rizzani/Rizzoni, Guagnini, Guarini senza che se ne possa venire a capo. Solo nella sezione delle tavole ci si riferisce correttamente ad uno stemma Morando/Rizzoni.
SAN LORENZO: 72 STEMMA VESCOVO ERMOLAO BARBARO/MATTEO CANATI
(foto 6,
imm.7) Iniziamo con gli smalti: famoso il d’argento, al ciclamoro di rosso dei
Barbaro; mentre per i Canati (di Vicenza, ci informa il Crollalanza) abbiamo un
d’oro al levriero rampante di rosso, collarinato d’argento, alla banda diminuita
dello stesso, attraversante e caricata di tre stelle di otto raggi di…? (il
Crollalanza e tantomeno il De Betta che copia male il suo blasone non accennano
a stelle). Il Fugger bsb cod. icon 276 come spesso accade non accorre in aiuto,
restituendo uno stemma diverso, eccezion
fatta per il levriero di rosso, si veda fig. 7). Del Canati/Canato, rettore
commendatario della chiesa e suo generoso restauratore/innovatore, nonché
vescovo di Tripoli si parla assai
diffusamente qui https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&ved=2ahUKEwiOrO_hzsnoAhUT5aYKHYW0CLsQFjAAegQIAxAB&url=http%3A%2F%2Fdspace.unive.it%2Fbitstream%2Fhandle%2F10579%2F11977%2F956120-1194823.pdf%3Fsequence%3D2&usg=AOvVaw07USas_QRIRq
.iabqbuF-PQ (pdf scaricabile. A pag. 31 si cita espressamente lo stemma
senza aggiungere elementi nuovi e si accenna anche ad una vera da pozzo sempre
in San Lorenzo, fig. 11 e 12 nel testo in questione), ma stranamente non se ne
parla qui http://www.catholic-hierarchy.org/bishop/lac3.html
. Nel testo in pdf appena citato si dice come dal 1460 egli diventasse vicario
del veneziano Ermolao Barbaro che assunse la carica di primate della chiesa nel
1453. Lo stemma parrebbe un troncato. Da un’arma di dipendenza (quindi
contenente come omaggio del beneficato –il Canati-, parte o tutto dell’arma del
concedente il beneficio –il Barbaro-) mi aspetterei di vedere più un’arma
Canati con lo stemma Barbaro nel “capo”. Forse si tratta di un capo abbassato
(nell’accezione di un capo più “ampio” del normale, cioè costituito da più di
un terzo orizzontale del campo dello scudo) e forse ancora la fotografia
scattata assai più in basso rispetto alla collocazione del manufatto può trarre
ulteriormente in inganno in tal senso.
Di Ermolao troviamo invece notizie anche qui http://www.catholic-hierarchy.org/bishop/lab3.html
mercoledì 25 marzo 2020
VERONA
A zonzo per Verona… (2 di 2). Foto dal 2014 al 2018.
S. PIETRO IN ARCHIVOLTO 59 DELLA SCALA
Stemma esplicitamente citato dal De Betta che, non assegnandolo ad alcun personaggio della famiglia in particolare, lo definisce “smartellato” (foto 1 e 2);
VIA QUATTRO SPADE 60 BECELLA
Volevo che questo stemma rimanesse anche nella presente carrellata. In realtà ne ho già parlato qui https://bianchetti-araldica.blogspot.com/search?q=quattro+spade e rimando pertanto a tale link il commento relativo (foto 3 4 5) ;
PIAZZA DELLE ERBE 61 DELLA SCALA
Un po’ di Della Scala a colori, non citati dal De Betta e… (foto 6 7 8)
PIAZZA DELLE ERBE 62 IGNOTO? ALEARDI? BOSCHETTI? FORESTI?
Non riesco a dire molto di questo stemma abraso a metà. Se si volesse scorgere un fusato nella seconda sezione, si potrebbe parlare forse di Aleardi ma qui pare di vedere del rosso e il fusato (talvolta riportato come “in sbarra”) è sempre azzurro e argento. Forse si possono intravvedere (ovviamente come ipotesi alternativa) delle bande. Fossero fasce il rosso e l’argento potrebbero rimandare ai Boschetti. Ma mi pare di vedere del rosso e oro, i Foresti lo utilizzano ma loro sotto all’aquila mettono delle sbarre (foto 9 10);
CORTILETTO DI LUCIA 64 CAPPELLO E 65 LANFRANCHINI
Il De betta non dice molto di questi due stemmi (il primo è più che altro un emblema, mancando lo scudo) collocati in un posto celeberrimo di Verona. Dello stemma Lanfranchini l’autore parla di parete esterna della cappella della tomba di Giulietta. Lo stesso afferma trattarsi di una stemma con una punta “o meglio diviso in capriolo scalinato”. Gli smalti sono d’oro e d’azzurro a tre stelle di otto raggi dell’uno nell’altro (foto 13 14 15);
SAN PROCOLO 66 STEFANO MARCOLEONI 67 IGNOTO?
Stupenda San Procolo (almeno dall’esterno) ma non la calcola nessuno perché vicina a San Zeno. Alcune notizie qui https://www.verona.net/it/monumenti/chiesa_san_procolo.html.
Sul sarcofago (lo vedete “in avvicinamento progressivo” nelle foto 16 17 18 19) si notano due stemmi: in destra araldica quello con un leone alla fascia caricata da una crocetta accostata dalle lettere M e L. Nell’altro il De Betta vedeva un troncato (ok) nella cui prima sezione era una M e nella seconda un 3 (un acciarino in palo?). Io la M e il 3 li intravvedo ingrandendo. L’autore diceva che sopra la stessa era una figura già ai suoi tempi illeggibile. A me pare una P. Le due lettere potrebbero avere a che fare col cognome della moglie Elena che mi pare sia citato nell’iscrizione (HELENAE PETRI…?). Il Biancolini (volume II. Citato due post fa) non se ne cura.
SAN GIOVANNI IN FORO 68 PIETRAMALA (PETRAMALA) 69 CASTELBARCO?
Ogni tanto lo stemma dei Da Romano spunta fuori. Il De Betta dice che il primo stemma è composto da quello dei Da Romano (i gigli…) e da quello propriamente detto dei Pietramala d’Arezzo (sei plinti d’argento in campo azzurro). Altre tesi sullo stemma Da Romano sono state debitamente confutate. Il De Betta aggiunge che “l’altro stemma” è detto dal Crollalanza appartenente ai Castelbarco (l’avrei detto anch’io) ma invece “non lo è”. Solo che poi l’autore dell’armerista veronese non ci dice che stemma sia; non lo mette negli ignoti; nel disegnino relativo scrive lui stesso “Castelbarco” sebbene mitigato da un punto interrogativo. Qui comunque lo attribuiscono tuttora a questa famiglia: http://www.lamescaligere.eu/la-chiesa-di-san-giovanni-in-foro/. L’iscrizione soprastante ricorda che nell’anno 1172 “conbvsta est civitas Verone”. Notizie qui http://cem.dissgea.unipd.it/incendi.pdf nel saggio di Franco Benucci che indica come causa i disordini consueti tra guelfi e ghibellini (foto 20). Si legga anche qui https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10214489319889790&set=gm.854821744686679&type=3&theater&ifg=1 con tutti i commenti (gruppo chiuso facebook Fabio Bianchetti Il Caffè Araldico).