giovedì 28 gennaio 2016

STEMMI IN VERONA: 6) SAN ZENO STEMMA KUNYSECK? (fotografato il 22 Luglio 2011).
Ricominciamo da dove ci eravamo lasciati, che era Estate appena fatta (30 Giugno, per la precisione), e cioè con l'araldica veronese, o meglio, in questo caso, araldica presente in Verona, ma tutt'altro che veronese.
Episodio della serie: come si fa presto a sbagliare. Stavo già per chiedere agli esperti come si denominasse ESATTAMENTE lo stemma Wittelsbach, con i quarti del Palatinato (il leone: ne avevo "perdonato" la mancanza di corona) e Baviera (leggo che il fusato argento-azzurro è stato acquisito con la contea di Bogen, nel 1240. Vero? FOTO 1) quando venivo a sapere che lo stemma che ho fotografato cinque anni fa in San Zeno (FOTO 2 e 4), non è Wittelsbach e che il fusato argento-azzurro non è tale, ma trattasi di oro-rosso. Avevo decriptato per quel poco che so l'epigrafe annessa (FOTO 3) affibbiandola a un Giovanni di Kunyseck, ma ritenevo comunque si avesse a che fare con uno stemma Wittelsbach. L'armerista veronese di Ottone de Betta, trascritto da Giorgio Giulio Sartor (cit.), alle pagine 105 e 106 ci informa che questo "bellissimo stemma" di Giovanni Künyseck del 1540, è assegnato dallo Spener, ai Koenigseck, mentre, dal Rietstap, ai Könisegg d'Ungheria. Faccio notare però che sia lo Spener che il Rietstap, quando parlano rispettivamente di stemma Koenigseck o Könisegg, si riferiscono soltanto al fusato oro-rosso e mai parlano del leone, che questo esemplare inquarta. Ancor oggi inhttp://www.euraldic.com/lasu/bl/bl_k_on.html è possibile rileggere quanto diceva il Rietstap a proposito dei Könisegg:
"Wurtemberg, Hongrie, Courlande - (Barons du St-Empire, 1470; comtes du St-Empire, 3 fév. 1665) - Losangé en bande ou en barre d'or et de gueules Casque couronné Cimier sept plumes d'autruche de gueules ou une queue de paon au naturel (V von der Trenck dit von Königsegg)".





mercoledì 13 gennaio 2016

Dopo forzato distacco dal mondo virtuale (dal 29 Dicembre a oggi...niente linea telefonica e adsl...) ritorno con un'integrazione di un post del Giugno 2014 (post CON FOTO, che troverete di seguito, dopo l'integrazione medesima. Buon anno a tutti.
                                                                         




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13 GENNAIO 2016: AGGIORNAMENTO POST DEL 3/6/2014.

Grazie al recente approdo nella mia biblioteca, di ARALDICA TRIDENTINA, è possibile ora assegnare allo stemma da me fotografato in Tassullo (TN) nel Maggio 2014, il nome della famiglia titolare (IL POST RELATIVO, DEL 3/6/2014, LO TROVATE DI SEGUITO).

 Si tratta dei BUSETTI.    

Dalle notizie rilevabili dal testo si comprende come quanto da me facilmente ipotizzato riguardo alla cronologia dei due tipi di stemmi fosse corretto. In realtà il libro dice che lo stemma più antico era un semplice (traduco in termini blasonici quanto là descritto) di rosso a tre anelli d’argento, successivamente modificato in un troncato d’argento e di rosso, a tre anelli dell’uno nell’altro. Non si fa riferimento invece allo stemma da me fotografato con i tre anelli che accompagnano una fascia (immaginiamo il tutto d’argento in campo rosso), il che potrebbe far ipotizzare o a una vera e propria variante o a un fraintendimento della linea del troncato con la fascia medesima.  Quel che è certo è che lo stemma col destrocherio (qui vediamo un semitroncato-partito, ma nel libro consultato si riporta anche un partito-semitroncato, come variante, che appare con gli stessi elementi del semitroncato-partito, ma invertiti di posizione) è successivo. L’esemplare da me riportato è datato 1572 (che sia poi la data dell’esecuzione o rifacimento del medesimo è tutto da verificare), ma questo stemma, sempre stando al testo, conoscerebbe gli esordi qualche anno prima, cioè nel 1567. L’elemento impugnato è una mazza, ma qualcuno in passato citò una stella, al suo posto. Altri stemmi risalenti al XVII secolo (del 1650, per la precisione, riferiti a Carlo Busetti) hanno come variante, nella terza sezione del semitroncato-partito, una bisante d’azzurro o d’argento in campo nero, fermi restando gli anelli e tutti gli smalti delle prime due parti. Questo di Carlo Busetti, gabelliere della Chiesa Tridentina in Val di Sole (“ thelonarium pro tempore in Villa Fucinarum Vallis Solis”), è stemma che contiene un miglioramento concesso in quell’anno dal vescovo Carlo Madruzzo.
I Busetti dovevano comunque far parte della nobiltà “minore” (o essere così percepiti), se è vero come è vero che il primo poeta trentino a comporre in italiano (siamo qui però nel Cinquecento), cioè Cristoforo Busetti, innamorato di Dorotea, non era ben visto dal padre di questa, un conte d’Arco, proprio perché non all’altezza del suo rango. I Busetti comunque possono vantare notizie sin dal Trecento, sono originari di Rallo in Val di Non, e furono elevati a nobiltà da Carlo V, ottenendo diplomi anche da Massimiliano II e da Rodolfo II.
Secondo me gli anelli hanno funzione parlante, in quanto vuoti, quindi “bucati”, al loro interno (Buco: Büs, Buso, ecc., nei dialetti settentrionali).
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POST DEL 3 GIUGNO 2014: 
Maso e casa in Tassullo (TN)

Il signore con cui mi sono fermato a parlare un attimo non era il padrone di casa ma anzi era uno che tal padrone stava attendendo. Sapeva solo che quella dove si trovava lo stemma dipinto era la suddetta casa (restaurata) e che invece la parte diroccata (e assai più affascinante) dove si trovavano i due stemmi in pietra era l’antico maso. Ovviamente non sapeva (come non so io) a chi appartenessero tali armi. Ecco un caso in cui le date poste sotto agli stemmi potrebbero tendere un tranello a chi lanci uno sguardo distratto e superficiale. Lo stemma dipinto infatti riporta quella del 1572 , mentre quelli in pietra sentenziano 1836  (1886?) e 1677 (1671?). Ma di certo la data cinquecentesca non si riferisce al (a mio parere) brutto stemma dipinto in tempi (sempre a mio parere) recenti  (particolare a me ….particolarmente odioso sono le “righe” -qua se non erro di rosso bordate …boh dall’uno all’altro? bah…-che separano i campi): forse essa rimanda alla data di costruzione della casa, come detto restaurata in tempi moderni. Anche “a occhio” è molto più probabile che l’arma “pura” sia quella composta dai soli  anelletti (per me le “armille” devono essere più grandi, ma detesto parlare di araldica con righello e squadre alla mano)  accompagnanti la fascia, anziché quella in cui i suddetti vanno a riempire “dell’uno nell’altro”  le prime due sezioni di un semitroncato partito, e che devono condividere ormai il loro spazio vitale con il destrocherio uscente dal fianco sinistro dello scudo, armato e impugnante  una picca (?), elemento ripreso nel rigidissimo e infantile cimiero. E qui eravamo a Tassullo, in una sera ormai stata esattamente un mese fa.