martedì 23 maggio 2017

Altra interessante domanda da parte di Andrea Montagni, nel mio gruppo chiuso Facebook, il Caffè Araldico (parallelo a questo blog)  il quale mi chiede di chi potrebbe essere lo stemma muliebre abbinato ad un marito Calini. Così a bruciapelo e senza consultare nulla azzarderei un Uggeri mal fatto (mal fatto in quanto il d'azzurro cancellato di quattro pezzi di rosso, sarebbe rappresentato da queste due fasce diminuite, increspate e intrecciate tra loro, e per la comparsa di una fascia diminuita centrata a dividere il capo "quasi d'Angiò", "quasi" stante l'assenza del lambello). Un sostegno a questa tesi si potrebbe trovare ne Le Famiglie del Patriziato Bresciano del Della Corte (Geroldi ed. da cui traggo la foto 2), nel quale si sostiene che la famiglia Uggeri confluì nella Calini, per tramite di Paola, nel XIX secolo (inizio secolo). Ho chiesto ad Andrea dove si trovi questo stemma. Potrebbe essere proprio lo stemma matrimoniale di Paola Uggeri? Come sempre giro la domanda a chi può confermare o smentire la mia ipotesi.
PS: Lo stemma, precisa Andrea, è in zona San Faustino, Brescia,Via delle Battaglie, Palazzo Calini ai Fiumi
Commenti
Andrea Montagni Ciao! Innanzitutto grazie mille per la collaborazione . Potrei confermare quanto detto da Fabio, infatti nel 1787 il conte Rutilio Calini (abitante nel palazzo dove è collocato lo stemma) sposa la contessa Paola Uggeri, inoltre le decorazioni sono pertinenti al periodo. Grazie mille! 😊
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17 h






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Enrico Stefani Questo è il sigillo a secco di Paolo Uggeri, presente negli Estraordinari del 1618-20 conservati all' Archivio della Magnifica Patria a Salò. Anche se non ve n'era bisogno, visto che si era già giunti alla soluzione del quesito, conferma l'appartenenza dello stemma alla famiglia Uggeri.
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13 h
Fabio Bianchetti c"è sempre bisogno di conferme e soprattutto di bei reperti. grazie Enrico !
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12 h

lunedì 22 maggio 2017

ORIOLO ROMANO (VT), PALAZZO ALTIERI, GALLERIA DEI PAPI 14 Maggio 2017

                                               STEMMA ASSEGNATO A ADRIANO I 

Ecco qua. Come dicevo nel precedente post, nella Galleria dei Papi di Oriolo Romano vi è una parte consistente di stemmi “di fantasia” assegnati ai pontefici vissuti in epoca pre-araldica e che quindi mai abbiano posseduto realmente un’arma. Stemmi di fantasia dicevamo, ma probabilmente mitigata dall'aver voluto attingere a fatti realmente accaduti nella vita del papa o almeno che la tradizione assegna ad essa. Durante la visita, per fare un esempio, mi ha incuriosito un’arma in cui veniva rappresentata una corona, bagnata da un filo d’acqua che sgorgava da una mano posta nel capo dello scudo. Ebbene quell'arma apparteneva (si fa per dire) a Silvestro I che fu colui il quale - secondo una tradizione antistorica, sorta da testi posteriori di almeno due secoli rispetto all'epoca in cui visse il papa in questione - battezzò Costantino. Penso che questa esemplificazione renda bene l’idea di ciò che dicevo: armi di fantasia che costituiscono un sunto in figure del momento più caratterizzante dell’operato o della vita di un pontefice.               
Ma lo stemma che mi ha fatto sobbalzare vedendolo è stato quello assegnato ad Adriano I. Il campo azzurro, era coperto da un “seminato” di gigli alternati a chiavi papali, il tutto d’oro. Lì per lì, come spesso mi capita (come spesso capita a tuti gli ansiosi insicuri…  :D) sapevo…di sapere qualcosa ma temendo di fare confusione ho solo accennato la cosa a Maurizio Gorra che conduceva la visita e ad un altro visitatore. Con più calma, ho poi focalizzato il tutto. Ci tengo a dire che la mia è solo un’ipotesi che potrebbe venire, come detto nel post precedente, demolita da altre più solide o dalla semplice lettura dell’epigrafe che come sempre nella galleria Oriolese, accompagna ritratto e stemma di ciascun pontefice. Adriano I era colui che inviò a Carlo Magno nel 785-786, una delle più antiche copie del Sacramentario ideato da Gregorio Magno, che conteneva i formulari usati dal papa nelle messe solenni dell’anno. Questo invio va visto all’interno di quella particolare forma di rinnovamento e unificazione della liturgia gallicana e romana che vide le sue premesse nella permanenza (di sedici mesi) in “Francia” da parte di papa Stefano I, scortato da Crodegango vescovo di Metz alla corte di Pipino. Dalla sorpresa che destò nel pontefice il verificare le profonde differenze tra rito gallicano e romano, nacque come detto la volontà di unificazione e riforma liturgica (non vanno certo taciuti gli evidenti motivi politici della cosa) che proseguirà e s si svilupperà poi con Carlo Magno, lo stesso Crodegango,  e altri vescovi, Alcuino e appunto papa Adriano I.  Il progetto fu epocale: in quel periodo si assistette ad un incessante invio di lezionari, antifonari, graduali ecc. dal territorio franco a quello romano e da quello romano a quello franco. Da tale commistione e permeazione tra repertorio vetero-romano e franco, nacque, in terra franca, quello che fu poi chiamato “canto gregoriano” (nacque anche, proprio in questo periodo, tale definizione, sancita poi dalla Vita di Gregorio, di Giovanni Diacono), il quale, quindi non è affatto espressione musicale della liturgia romana (ma semmai franco-romana), né è nato in terra romana (ma semmai franca), né, ancora, ha minimamente a che fare con Gregorio Magno. Adriano I come detto, fu uno tra i protagonisti di tale riforma, insieme a Carlo Magno. Ho immaginato pertanto allora questi testi che vanno dalla Francia a Roma, da Roma alla Francia, dalla Francia a Roma, dai gigli alle chiavi romane, dalle chiave romane ai gigli… e ho pensato che quello strano seminato degli uni e delle altre, e che ripropone gli smalti tradizionali dell’arma francese, volesse ricordarci proprio quello (non dimenticando la figura regale nella seconda sezione del troncato). Chissà se è vero o meno, o se la mia fantasia non abbia avuto, stavolta, nulla da invidiare agli autori degli stemmi affibbiati ai papi pre-araldici…




martedì 16 maggio 2017

ORIOLO ROMANO (VT), PALAZZO ALTIERI, GALLERIA DEI PAPI 
14 Maggio 2017


Il “premio” finale per chi abbia assistito/partecipato alle due giornate del I Convegno Internazionale sull’Araldica (e III Nazionale) tenutesi il 13 e 14 maggio scorso nella Sala degli Avi del succitato palazzo, è stato sicuramente all’altezza delle attese. La galleria dei papi, contiene al momento le tavole con ritratto, note biografiche e stemma di tutti i pontefici (sono 268, mancano quelle relative agli ultimi due, per la realizzazione delle quali è stato indetto un concorso): nessun’altra raccolta può vantare simile completezza. La mia attenzione è stata solleticata soprattutto dagli stemmi dei papi cosiddetti “pre-araldici”, quelli cioè vissuti in epoche a noi più remote, nelle quali il codice emblematico araldico non era stato ancora ideato (esso dà i primi segni di sé verso metà del XII secolo, almeno stando alle attuali testimonianze, ma per gli stemmi papali occorre attendere ben oltre, partendo tradizionalmente da Bonifacio VIII in poi, ma tenendo presente che anche pontefici a lui immediatamente successivi, non diedero segno di “attività araldica”). A tali personaggi, per forza di cose gli stemmi vennero “assegnati d’ufficio”, cioè inventati. La cosa non stupisca i meno esperti: la “moda” araldica arrivò ad affibbiare stemmi persino ad Adamo, Eva, e a tutti i personaggi della Trinità. Inventati di sana pianta o inventati con raziocinio? Stando a quello che è sorto dalla visita-dibattito eseguita come sempre magistralmente da Maurizio Carlo Alberto Gorra* e dall’intervento di alcuni visitatori, relatori dell'antecedente convegno, verrebbe da dire la seconda: si è potuto appurare infatti, in alcuni casi su cui ci si è soffermati maggiormente, che gli elementi araldici presenti all’interno degli stemmi, richiamino senza dubbio aneddoti riconducibili alla vita del papa in questione, o almeno a quel che di essa ci dice la tradizione. Ciò potrebbe venire confermato anche dal fatto che gli stemmi assegnati ai papi più antichi in assoluto, pare (e ripeto pare, perché sono considerazioni tratte da una visita di pochi minuti e non certo da studi approfonditi) richiamino esclusivamente strumenti di martirio, forse proprio perché delle vite di questi, il martirio stesso è stato l’episodio più eclatante, qualificante o forse ancora uno dei pochi conosciuti. Sono tutte ipotesi che un’approfondita analisi della Galleria e soprattutto delle iscrizioni abbinate a ritratto e stemma potrebbero smentire anziché confermare. Nei prossimi giorni però, proverò se sarò in grado e se riuscirò a trovare elementi sufficienti non dico a suffragarle ma almeno a dare loro un po’ di consistenza, ad effettuarne un paio anch’io, relativamente ad altrettanti stemmi che hanno attirato la mia attenzione. 

Dopo onori e oneri del Convegno, si riprende a scrivere sui "Quaderni".

*autore della pubblicazione Blasonario di un sogno – Cronotassi araldica ragionata della Galleria di Palazzo Altieri a Oriolo Romano - (Centro Studi Araldici, 2017, Arcisate VA), della quale i presenti alla visita della Galleria sono stati omaggiati, e della quale cosa (essendo io tra questi) ringrazio di cuore














*autore della pubblicazione Blasonario di un sogno – Cronotassi araldica ragionata della Galleria di Palazzo Altieri a Oriolo Romano - (Centro Studi Araldici, 2017, Arcisate VA), della quale i presenti alla visita della Galleria sono stati omaggiati, e della quale cosa (essendo io tra questi) ringrazio di cuore.

giovedì 4 maggio 2017

Sono particolarmente lieto di allegare al presente post il programma del Convegno che si terrà il 13 -14 Maggio 2017 in Oriolo Romano (Palazzo Altieri, Sala degli Avi).

Nella prima giornata: 1 CONVEGNO INTERNAZIONALE: Gli stemmi dei papi nei ritratti di Palazzo Altieri e nell'arte dal Medioevo a oggi.

Nella seconda giornata: 3 CONVEGNO NAZIONALE: Lo stato dell'araldica in Italia tra analisi sociale e valorizzazione delle esperienze positive.

Nelle immagini 2 e 3 il dettaglio degli interventi e relativi autori. 
Spero ci si possa incontrare tutti là. Buona giornata a tutti voi.