giovedì 24 settembre 2015

ARALDICA TRENTINA- RIVA DEL GARDA (TN) POST 4 DI 6. Stemmi: 13 PILATI, 14) RICCAMBONI, 15) ROCCABRUNA, 16) SALVADORI.

13) (foto 1-2-3) PILATI
Il Crollalanza blasona per i Pilati bresciani, stemma identico a questo, ma in realtà come si appurerà in foto 3, esso è completamente diverso. RIVA ARALDICA (cit. pag. 116) ci avverte che anche i Pilati trentini portavano arme differente. Questa che riporto (foto 1, 2) è visibile in Riva, sulla già incontrata Porta San Marco (ciò è avvenuto nel post del 14 Agosto scorso: ARALDICA TRENTINA- RIVA DEL GARDA (TN) POST 2 DI 6. Stemmi: 5) CLES, 6) CONTARINI, 7) FAVA, 8) FIORIO, a proposito dello stemma Cles), già incontrata come detto e che incontreremo in un post successivo. Appartiene a Camillo Pilati, podestà in Riva nel 1536. La zona di origine di questa famiglia potrebbe trovarsi nei dintorni di Toscolano Maderno (BS).



14) (foto 4-5-6-7-8-9-10) RICCAMBONI
Il più famoso rappresentante di questa famiglia fu di certo il Beato Pacifico, nato a fine XII sec. In Riva. La tradizione vuole che ricevesse il saio direttamente da San Francesco e il suo culto si protrasse a lungo nel tempo. Nel 1579 due discendenti della famiglia, Giovanni Andrea (giudice) e Gerolamo (farmacista) fecero erigere l’altare di Sant’Andrea (foto 6) nella chiesa arcipretale di Riva, dove, ma solo nel 1829, le spoglie del Beato furono traslate. Lo stemma in marmo nero (foto 4-5) è posto ai lati. RIVA ARALDICA, da cui traggo le notizie presume che lo stemma in marmo nero posto sul lato destro dell’altare possa risalire ai due fratelli “ma potrebbe essere stato inciso posteriormente, nel 1829, all’atto della traslazione delle sante spoglie” (cit. pag. 118). C’era una penombra che tirava al buio e ci ho messo un po’ a trovarlo (si vedano le dimensioni in foto 7), ma la signora addetta a…tutto in quella chiesa, a nominare “Riccamboni” mi aveva almeno indirizzato all’altare corretto, il secondo da destra, e non il terzo come scritto in Riva Araldica a pag. 123). A Giovanni Andrea, il pluricitato libro a cui mi affido, attribuisce anche altro stemma, ora posto all’esterno (anziché all’interno, come in origine) della stessa chiesa (foto 8). Correttamente ivi si fa notare come in questo stemma la quercia sia ancora resa in maniera naturalistica, mentre in altro testimone (posto nell’attigua Piazzetta Craffonara e appartenente a Pietro Antonio Riccamboni, vissuto a metà del ‘500, foto 9) essa risenta della “moda” legata agli stemmi Della Rovere. Altro stemma faceva parte della già incontrata serie di dipinti ad olio su placca di metallo, posti sulle testate di alcuni banchi della chiesa arcipretale (la stessa di cui si parlava prima), ma ormai esso è riconoscibile soltanto per il nome posto nel cartiglio sottostante lo scudo (foto 10).








15) (foto 11) ROCCABRUNA 
Antichissima famiglia di cui si hanno notizie sin dal IX sec. Il primo rappresentante di questa, in Riva, fu Jacopo, podestà e capitano nel 1405. RIVA ARALDICA (cit. pag. 126) attribuisce con qualche dubbio lo stemma posto in Via Disciplini (foto 11) a Gaudenzio di Ieronimo Roccabruna.



16) (foto 12-13) SALVADORI
Forse proveniente dalla Francia, la famiglia Salvadori fu aggregata alla cittadinanza nell’anno 1540 (RIVA ARALDICA, cit. pag. 128). Dei vari stemmi presenti in Riva (chissà che in successivi pellegrinaggi araldici non riesca a rimpinguare le scorte…) propongo quello di Palazzo Garibaldi (foto 13-14), già incontrato per uno stemma Fiorio (si veda post 2 di 6).




21 SETTEMBRE 2015

In occasione del suo SECONDO ANNIVERSARIO DI APERTURA, il Caffè oggi offre tutto gratis a chi ne varchi la soglia. Tradotto, vi posto una breve carrellata di stemmi provenienti dalla visita del Luglio scorso a Londra di
Marta e Michela (rispettivamente figlia e moglie del gestore, alle quali giunga il mio più commosso grazie) senza aggiungere il solito fiume di parole (più gratis di così...) anche perché non saprei farlo. Immagini senza parole...non vi ci abituate troppo. Grazie a tutti quelli che in questi due anni sono entrati qui, grazie a quelli che non se ne sono ancora andati. Fabio

















martedì 8 settembre 2015

IDRO (BS), FRAZIONE DI CRONE: SIGNUM TABELLIONIS SU PARETE ESTERNA? 







In un cortile del paese dove abito, Idro, compare un segno che io ritengo possa essere un "signum tabellionis" (S T in seguito, nel testo) messo lì da qualche notaio operante in Idro, che, magari sprovvisto di stemma, abbia pensato di mettere come segno di riconoscimento quello che di solito poneva in fine dei suoi atti notarili. Gli elementi ci sono tutti. A mo' di esempio, metto alcune foto da me scattata in Archivio Parrocchiale (relativa all'ultima mia ricerca, risalente a inizio 2014) nelle quali è riportato il S. T. del notaio Rinaldo Faustini di Provaglio (atto del 22 Maggio 1624***). Non è quello che compare sulla parete secondo me, ma come detto la somiglianza dei vari elementi mi porta a credere che anche quest'ultimo sia un S. T.


***è il testamento di Maria di Bernardino PIzzoni, citato anche da Luigi Ghidinelli nel suo "Quattro secoli di carità: dalle confraternite religiose alla congregazione di carità", in AA.VV. Idro e il suo lago, Grafo, Brescia 1996. p. 244, nota 25.
L'autore pensa di riconoscere nella contorta grafia del notaio, una "maria de pizoni detta la bonbella de Idro". Io rimango dell'ipotesi (per me certezza, anche confrontando quanto scritto nelle righe successive dell'atto), che vi sia scritto semplicemente "maria de pizoni detta la barbella, de Idro", con il celeberrimo soprannome di un ramo dei Pizzoni -Barbello, appunto- abbinato al cognome, come da plurisecolare consuetudine confermata anche nelle righe successive dello stesso atto (quando si riferisce ad altri nomi della famiglia) e in centinaia se non migliaia di altri atti d'archivio.

lunedì 7 settembre 2015

ARALDICA TRENTINA- RIVA DEL GARDA (TN) POST 3 DI 6. Stemmi: 9) LUTTI, 10) MADRUZZO, 11) MARCELLO, 12) NEIDECK.
9) (foto 1-2-3-4-5) LUTTI
Famiglia di cui si hanno già notizie dalla fine del ‘300. Tuttavia la “presenza costante” (Riva Araldica, cit. p. 73) in Riva si palesa a partire dall’inizio del ‘700. In tale periodo la famiglia si stabilì nello splendido palazzo di Via Maffei, da cui è tratto lo stemma che propongo. Indugio con un po’ di fotografie (foto 1-2-3) sul palazzo in generale. Si noti che una delle decorazioni (foto 1) riprende l’elemento araldico del leone rivolto (foto 4-5). Qui però la caratteristica del “rivolto” è mantenuta non per mera ripresa della figura dello stemma, ma per “cortesia” verso il leone non rivolto che si intravvede in foto 2 proprio…dietro la palma.






9) (foto 6-7-8-9-10) MADRUZZO
Non tutti potrebbero essere al corrente che i “Madruzzo” che trassero il loro nome dalla signoria dell’omonimo castello, furono due distinte famiglie. La prima, la cui arma prevedeva uno scudo di rosso con due pali ritirati d’oro, ebbe come capostipite Gumpone che proprio a Riva ottenne nel 1161 l’investitura di Castel Madruzzo, da parte del principe-vescovo. Questa famiglia si estinse alla fine del ‘300. La signoria passò poi ai Roccabruna e a metà ‘400 ai signori di Nanno, tramite Ilprando. Fu con il suo discendente diretto,. Giovanni Gaudenzio, che sposò Eufemia di Sparnberg, che il prestigio della famiglia aumentò notevolmente. A lui si deve anche l’edificazione del Palazzo delle Albere a Trento. Fu padre di Cristoforo Madruzzo, primo dei quattro principi-vescovi di Trento, appartenenti a tale famiglia (un potere che durò 119 anni). Sempre a Giovanni Gaudenzio si deve lo stemma Madruzzo più conosciuto, cioè il bandato d’argento e d’azzurro inquartato con lo stemma Sparnberg (di nero alla monte d’argento alla tedesca di cinque cime, caricato da uno scaglione di rosso). In tale stemma lo scudetto “sul tutto”, restituisce un d’oro al gonfalone di rosso, che altrove risulta essere, più correttamente, di rosso a due pali ritirati in punta, d’oro. Il richiamo alla prima famiglia Madruzzo è evidente, richiamo che l’attuale genealogia condannerebbe come falso (l’abbiamo visto) -a meno ché tale stemma fosse legato al dominio (o passato dalla prima famiglia al dominio)cosa che ne farebbe allora un’arma di adozione collaterale- ma che l’araldica ha fatto proprio.
In Riva sono presenti sette stemmi Madruzzo. Quello che propongo è all’interno della chiesa dell’Inviolata (foto 1) , posto al centro dell’arco del presbiterio (foto 2-3-4-5) e appartiene a Carlo Gaudenzio Madruzzo , principe vescovo nel ‘600 (si noti il quarto con l’aquila di Trento, e il sopra descritto inquartato “Madruzzo/Sparnberg/Madruzzo antico –trasformato in gonfalone- sul tutto” che diventa controinquartato nel 2° e 3°).
(note storiche e genealogiche tratte da Riva Araldica, cit. pp. 77-78, considerazioni araldiche mie).







11) (foto 11) MARCELLO
Ho già postato questa foto nel post del 29 Luglio scorso, riguardante lo stemma presente sulla foto del musicista Benedetto Marcello, sepolto in San Giuseppe in Brescia. Questa, come accennavo là, è l’arme di un suo antenato, Marino di Pietro, provveditore in Riva dal 1486 al 1488. Da Riva Araldica (cit., pag. 86) apprendiamo che un altro Marcello avente a che fare con Riva, e cioè Giacomo Antonio, fu compagno del Gattamelata e proprio a lui va ascritto il merito della celeberrima impresa del trasporto delle navi da Venezia al Garda, tramite l’Adige e il lago di Loppio.



12) (foto 12-13-14-15-16-17) NEIDECK
La foto 12 è sfocata ma c’è un perché. L’ho scattata dalla piazza del Municipio allo stemma presente sul Bastione. Nella foto 13 esso è visibile lassù sui monti, e in essa ci si può rendere conto della distanza (e a quaranta gradi non avevo voglia di intraprendere amene gite in verticale o quasi). Andiamo certamente meglio con la foto 14, che rappresenta lo stemma presente proprio sul Palazzo Municipale. Nelle restanti fotografie (15-16-17) possiamo vedere lo stemma esistente in Piazza 3 Novembre, che restituisce lo stemma della famiglia unito a quello della diocesi di Trento. Entrambi gli scudi sono a loro volta affiancati dallo stemma civico di Riva. Tutte queste arme sono da ricondurre ad un unico Neideck, Giorgio III.
Questi fu principe-vescovo di Trento dal 1509 al 1514, precedendo pertanto Bernardo Clesio in tale carica. La famiglia di origine è austriaca, e lui studiò a Vienna e Bologna. Quando Riva fu tolta alla Serenissima dall’imperatore, egli era schierato dalla parte dei vincitori. Nel 1509 conquistò il bastione di Riva e la città si consegnò spontaneamente a lui. Fu allora che egli fece apporre gli stemmi di cui alle foto 12 e 14 (Bastione e Palazzo Comunale). Nello stesso periodo in cui fu principe-vescovo fu anche governatore di Verona. Nelle mie ricerche nella città scaligera non ho però trovato testimonianze araldiche di ciò, e il De Betta (nel suo Armerista Veronese, testo che sto utilizzando per l’altra rassegna che continuerà più avanti, quella sugli stemmi di Verona, per l’appunto) conferma tale mia conclusione. In Riva ci sono altri stemmi Neideck riconducibili al fratello di Giorgio III, Eustachio, capitano di Tenno e della Rocca di Riva, da lui personalmente conquistata, sempre nel 1509. Uno di questi stemmi sarà forse da me riproducibile più avanti, se e quando riuscirò a salire sulla Torre Apponale di Riva (per tutte queste note, si confronti Riva Araldica, cit. pag. 105).