lunedì 14 novembre 2016

DOMENICA ROMA 20 NOVEMBRE 2016

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mercoledì 2 novembre 2016

MANERBA DEL GARDA: ESISTEVA UNO STEMMA CIVICO PARLANTE PRECEDENTE ALL'ATTUALE? (Armi presenti nella Pieve di Manerba s/G).

Quando mi trovo in frangenti simili a quelli descritti (tramite l’estratto modificato di una mia mail PEC inviata al Comune di Manerba del Garda –BS-) qui sotto, mi auto-confino sempre in tre stati d’animo contrapposti: le mie supposizioni potrebbero essere valide, campate per aria o (più probabilmente) sono supposizioni solo per me, mentre in realtà sono dati assodati e dati per certi da anni? Mi risolvo sempre a scriverne, unica maniera per uscire dal triplo stallo.

Quest’Estate ho potuto ammirare per la prima volta in vita mia la (splendida) pieve presente nel Vs. Comune. Ho riscontrato la presenza di tre armi (stemmi): una che ritengo essere la più antica raffigura un leone (inciso su marmo rosso), elemento araldico talmente diffuso da non poter essere attribuito con certezza, almeno dal sottoscritto, in mancanza di epigrafi esplicative o altre notizie certe, specie qualora si trovi rappresentato senza i colori propri, come in questo caso (foto 1).
Il secondo appare sull’architrave del portale della sacrestia (foto 2-3-4-5) e anche su di un davanzale (o meglio, credo, un lavabo riutilizzato come davanzale) della stessa (foto 6-7). Qui dubbi non ne sussistono: si tratta dello stemma con epigrafe, di Lazzaro Zadei, arciprete (1597-1625) (rimando qui per notiziehttps://www.google.it/#safe=active&q=lazaro+zadei).
Quello che più mi ha incuriosito però, è il terzo, presente al piede di un altare e completo di iscrizione. Da questa traiamo la data (1588) e anche come tale opera sia dovuta allo sforzo dei “minervensies unanimes”. Ciò che ha attirato la mia attenzione è appunto lo stemma posto al centro della composizione: su un campo azzurro (verde?) appare una mano destra “appalmata”, “recisa” e “di carnagione” (cioè, rispettivamente: della quale è riprodotto il palmo; troncata di netto alla base; riprodotta con il colore naturale. Foto 8-9-10-11-12). Lì per lì ero tentato di attribuire tale arma alla famiglia Manni (una versione del suo stemma prevede la riproduzione di una sola mano, come nel caso qui esposto, laddove in altri casi si raffigura uno scudo “troncato” –cioè diviso lungo l’asse orizzontale- che riporta una mano nella prima sezione così ottenuta e una stella nella seconda. Si confronti ad esempio ENRICO STEFANI Araldica benacense e valsabbina, Liberedizioni Brescia, 2016, pag. 75), ma di tale cognome non si trovava traccia nell’iscrizione suesposta (e inoltre ignoro se questa famiglia abbia avuto a che fare con la storia del Vs Comune).
In Stemmario Bresciano di MARCO FOPPOLI (Grafo, Brescia, Dicembre 2011, pag. 111) si afferma che vi è testimonianza dell’attuale vostro stemma civico già nei fregi ottocenteschi della Loggia della Magnifica Patria in Salò (nella versione che preveda solo la testa di Minerva, e quindi più “semplice” dell’attuale, foto 13). Io però, esaminando l’arma presente nell’altare della Pieve e il suo contesto, cautamente avanzo l’ipotesi che, ci si possa trovare di fronte a quella civica più antica del Vs. Comune, usata (magari solo e soltanto in questo frangente?) dai cittadini che, di fronte alla necessità di doversi rappresentare in maniera araldica (e una volta ciò era davvero inteso come una necessità) decisero di utilizzare/inventare un emblema immediato e assolutamente “parlante” con la sua mano a richiamare il nome di MANerba (come è nel caso di Manerbio il cui stemma reca una MANO che impugna un mazzo d’ERBA). Così fosse, sarebbe da valutare il fatto che, il più classico ed erudito richiamo a Minerva, fosse sconosciuto in epoca più antica, almeno dalla fascia di popolazione a cui appartennero gli ideatori della composizione di cui qui stiamo parlando, deduzione che potrebbe avere un certo peso non soltanto in ambito non strettamente araldico, ma anche toponomastico ecc.