venerdì 14 ottobre 2016

STEMMI IN VERONA SANT’ANASTASIA (fotografie del 22 Luglio 2011 e 22 Luglio 2014) E NOZZA DI VESTONE (BS).

23) CIPOLLA? RAVANI?




Me li facessero vedere così, uno dopo l’altro senza saperne nulla, direi che sarebbero stemmi della medesima famiglia. Ma ci sono molti quesiti da porsi, non fosse altro che ben so come “l’omonimia araldica” sia sempre in agguato anche tra testimoni che non abbiano nulla a che fare tra loro e soprattutto che –scendendo nello specifico della vicenda- il primo è tratto da Stemmi di famiglie e valsabbine e del Benaco di Giancarlo Piovanelli (foto 1), mentre le altre due foto da me eseguite testimoniano di altrettante armi situate in Sant’Anastasia a Verona (foto 2-3). Il Piovanelli dice “Ravani” per il primo stemma e ciò è confermato dallo Stefani (Enrico Stefani, Araldica Benacense e Valsabbina, liberedizioni 2016, pag. 103), il quale ci informa anche che la lapide di Nozza fu ritrovata nel 1972 durante i lavori di costruzione del nuovo campo sportivo, e che ora è scomparsa. La famiglia è originaria di Asola. Gelmino e Gianfilippo Ravani (è sempre lo Stefani a dircelo) nel 1440 consegnarono la cittadina a Venezia (come si conferma qui http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/ente/MIDB0010FC/, laddove il Piovanelli invece parla di passaggio di Asola a VERONA, ma insomma sempre dominio veneto è…).         
Il Della Corte, citando il Guerrini, nella sua breve rassegna di blasoni asolani (in Armerista Bresciano) dice che in alcuni documenti ottocenteschi contenenti elenchi di famiglie di quella città, il nome dei Ravani non appare più “forse perché già estinte o decadute od emigrate” e noi sappiamo dal già citato Stefani che, infatti, membri di tale famiglia si ritrovano in Valle Sabbia (Casto, Comero, Savallese, e la lapide di Nozza di cui qui parliamo che potrebbe spostare tale penetrazione in terra valsabbina già al XIV secolo, stando all’attribuzione dell’autore).  Insomma, la distanza tra la lapide di Nozza e gli stemmi da me fotografati in Sant’Anastasia pare (anche se in via del tutto ipotetica, valida soltanto come occasione di discussione) potersi ridurre di molto, rispetto a quanto sembrasse a prima vista…  
Ma il De Betta e il suo Armerista Veronese che dicono dell’arma di Sant’Anastasia?     
Strano a dirsi ma di quella non dice nulla. Cita però molte testimonianze relative all’arma dei Cipolla, che riproduce in un suo disegno assai simile a quella da me fotografata (e a quella scomparsa di Nozza, di conseguenza): nella cripta di San Fermo (lapide del 1491 di Michele Cipolla, la precisazione “a rilievo” e “colle barbe in basso e fogliata di nove pezzi ordinati a ventaglio mi fa pensare che sia quella da me fotografata nel 2011 -foto 2-, trasferita per qualche motivo) e un’altra posta nella facciata esterna sempre di San Fermo, poi S. Elena al Duomo, in vicolo Cigno a S. Stefano (“murata nell’atrio della casetta n° 14 […] ricordando Pietro Cipolla”). Di quest’ultima dà un particolare che funge da rimando impressionante al reperto di Nozza: “Lo scudo è sormontato da elmo a due proboscidi di elefante (sic) tra le quali vi è una cipolla” (e varrebbe la pena di verificare se tale stemma in vicolo Cigno sia ancora là…) anche se certo l’usanza di riprendere l’elemento araldico principale dello stemma e porlo tra i due “corni” di un cimiero non è esattamente un unicum inedito.

Insomma, le combinazioni si sprecano: Ravani a Verona, Cipolla a Nozza, Ravani a Verona e Nozza, Cipolla a Nozza e Verona, oppure (ad ognuno il suo, e come vorrebbero gli esperti studiosi citati) Ravani a Nozza e Cipolla a Verona? 


martedì 4 ottobre 2016

STEMMI IN VERONA SANT’ANASTASIA  (fotografie del 22 Luglio 2011 e 22 Luglio 2014),

21) MINISCALCHI 22) FAELLA


21) MINISCALCHI Quella che segue è una carrellata del singolare ed inconfondibile stemma dei Miniscalchi (foto 1-11).  Il Crollalanza ci dice che anche loro entrarono a far parte del Nobile Consiglio veronese nel primo quarto del XV secolo (1425) e che provenivano da Bergamo (1418-1425). Quello inciso su marmo rosso proviene da una lastra tombale posta nelle vicinanze (foto 1-2-3-4) dell’altare Miniscalchi (1436, foto 5-6) da cui provengono invece tutte le altre immagini (foto 7-8-9-10-11). Ogni tanto capita anche la riproduzione di qualche stemma in technicolor e non ce la facciamo sfuggire, anche se sfocata (flash non permesso…). Il Crollalanza vuole il tronco d’oro, il De Betta segnala altri testimoni in Verona tra cui quello posto nell’“ex salone Palazzo Bevilacqua in Corso Cavour” riporta un campo d’azzurro.

D’argento al tronco reciso, ardente alle estremità ed accollato in tre giri da un ramo d’edera, il tutto al naturale?  (stemmi dipinti foto 5-6-7);
Oppure: D’argento al tronco sradicato, ardente alla sommità ed accollato in tre giri da un ramo d’edera, il tutto al naturale? (stemmi dipinti foto 5-6-7);

Un tronco sradicato, ardente in capo, accollato in tre giri da un ramo d’edera posto in sbarra. (reperti acromi alle basi dell’altare  (foto 8-9-10-11);

Un tronco reciso, ardente alle estremità, accollato in tre giri da un ramo d’edera posto in sbarra. (lastra tombale foto 1-2-3-4).

Un paio di considerazioni:        
-nei reperti acromi le spire dei tralci d’edera accollano il tronco costantemente in sbarra (la qual cosa va evidenziata nel blasone), mentre le armi dipinte la recano in banda (posizione “normale” e quindi sottointesa).
- ho dubitato assai se si trattasse di tronco sradicato ardente soltanto alla sommità (radici alla base e fiamme in cima) o tronco reciso ardente dalle estremità (tronco tagliato di netto con fiamme sia sopra che sotto). Ho utilizzato la seconda versione per lo stemma sulla lastra tombale che è molto simmetrico nell’elemento posto alla cima e alla base del tronco, ciò che mi fa dedurre si volesse rappresentare sia in un caso che nell’altro lo stesso elemento, vale a dire le fiamme. Valutando gli altri testimoni, si può pensare invece siano state riprodotte fiamme alla sommità e radici alle estremità, ma potrebbe anche essere una resa artistica dovuta al poco spazio presente in punta (però anche gli stemmi dipinti mi pare abbiano evidente diversità di smalti tra la sommità e la base del tronco). Il Crollalanza è l’unico tra i “vecchi” blasonisti citati dal De Betta, che parla di tronco ardente dalle estremità e non solo dalla cima, la qual cosa è notata non solo dal sottoscritto ma dal De Betta medesimo.












22) FAELLA Ai lati del secondo altare di sinistra dedicato a Sant’Erasmo, primo vescovo di Formia,  sono scolpiti invece questi due stemmi della famiglia Faella con il motto CERTIUS INCERTUM (foto 12-13). Dal De Betta e dal codice “Fugger”  (BSB cod. icon,. 276) apprendiamo gli smalti e cioè rosso per il campo e d’oro per i bastoni noderosi. Il già citato De Betta parla di tronchi e poi ci confida che il Crollalanza –dal quale apprendiamo anche che questa famiglia fece parte del Nobile Consiglio veronese dal 1406- “ha preso un granchio” blasonando un “d’argento a tre bande doppio-merlate di rosso” (ho verificato ed è vero.) Meno male…pensavo di essere presuntuoso notando pure io che i Crollalanza (padre e figlio) possano talvolta commettere errori nei loro pur meritori e indispensabili lavori…