martedì 24 luglio 2018


SAN FRANCESCO, BRESCIA: CHIOSTRO (foto del 10 Ottobre 2013)



Proseguiamo la breve rassegna relativa agli stemmi visibili nel chiostro di San Francesco in Brescia. Premessa fondamentale: devo tutto quello che scrivo riguardo alle epigrafi – in questo e in tutti i prossimi post - alla gentilissima disponibilità del prof. Tommaso Casanova che mi ha voluto fornire trascrizioni, traduzioni, commenti e bibliografia. Ripeto: di mio troverete solo foto e tutto ciò che eventualmente riguardi l’aspetto araldico (collegamenti con stemmari ecc.)













STEMMA BARTOLOMEO ROTENGO.

Questo stemma (foto 1-2-3) ha ingenerato un bel po’ di confusione tra gli araldisti bresciani, o forse solo in uno, come capirà chi proseguirà nella lettura. Spero di non far parte della schiera di essi e pertanto, se qualcuno tra i coraggiosi che arrivassero alla fine di questo post, volesse correggere qualche mia errata interpretazione, gliene sarò ovviamente grato. La confusione di cui sopra nasce a mio avviso dalla somiglianza tra due armi: quella dei Rotengo (cioè quella che qui propongo) e quella dei Sangervasi (foto 4-5). La seconda propone un “massacro” di cervo (più elegantemente definito a volte come “in riscontro/rincontro”, da non confondersi con “a riscontro”. Altri ritengono che “massacro” sia una testa in maestà, ma scarnita o “strappata” alla base anziché recisa. Poco male: il concetto fondamentale è…una testa posta “in maestà” cioè di fronte), mentre l’altra, quella dei Rotengo, soltanto la calotta superiore, elegantemente definita da  “Corbiniano” come “sommità di massacro di cervo” (qui: https://www.lamoneta.it/topic/126939-massacro-di-cervo/?tab=comments#comment-1458311 link, utilissimo per sviscerare l’intero argomento blasonico, che rimanda ad un post di 4 anni fa ormai, dove io ho partecipato come Sorante), una figura assai diversa, come si potrà vedere dal confronto tra le foto citate, e ancor più rara (tre sommità appaiono nell’arma di Brindisi, come si evince sempre dal link appena menzionato).
Ma tornando a Sangervasi e Rotengo sentiamo cosa dicono un paio di autori bresciani. Il primo, il Della Corte, nel suo “Le famiglie del Patriziato..:” dice dei Sangervasi che venivano da Sangervasio Bresciano ed erano origine nel XIII secolo dai feudatari del Capitolo della Cattedrale in quella terra. Si estinsero all’inizio del ‘400 e il loro nome fu “utilizzato” dal notaio Cumino Clusone di Sangervasio, oriundo bergamasco e quindi di famiglia completamente diversa. Gli smalti dell’arma Sangervasi restituiscono secondo l’araldista bresciano un partito d’azzurro e d’oro, al massacro di cervo dall’uno all’altro (foto 5). Dei Rotengo, il Della Corte parla? Sì, ma gli abbina esclusivamente lo stemma “moderno” (foto 6) completamente diverso dall’antico che ripropongo io e ci dice che erano “advocati” del monastero cluniacense di Rodengo in Franciacorta. Una cosa importantissima: l’autore non indica mai un qualsiasi rapporto di parentela tra le due famiglie (Rodengo/Sangervasi), o una “confluenza” di una nell’altra. Le considera come realtà totalmente distinte ed è ciò che me lo fa ritenere in errore allorché annota come  l’arma Sangervasi “si trova pure, talvolta: partito di nero e d’oro, e con le corna di cervo dell’uno sull’altro , riunite alla base su una scheggia del cranio”. Forse l’errore lo commetto io nel vedere in questa descrizione l’arma dei Rotengo (escluso il “partito” che nella tomba da me fotografata non si scorge), ma quella “scheggia del cranio” ricorda proprio la “sommità di massacro di cervo” dei Rotengo, e quindi non dei Sangervasi. Sull’uso erroneo che il Della Corte fa di “uno sull’altro” anziché “dell’uno all’altro” non vale la pena soffermarsi.   Più importante sarà dire che già in altra opera, quella del Gelmini (ms queriniana F VIII-7) qualcuno titubava in egual maniera  e ne lasciò traccia con un aggiunta a penna (non certo il Gelmini. Forse il Della Corte stesso?). Tutto questo  si evince dalla pagina in cui citato Gelmini tratteggia correttamente  lo stemma Rotengo aggiungendo in maniera pertinente “antico” –foto 3- (così come nella pagina successiva riproduce lo stemma “moderno” e poco oltre quello dei Sangervasio, come visto del tutto diverso, foto 7 e 4).  Lì sotto alla dicitura “Rodengo ant.” un’altra mano, come detto con penna a sfera, aggiungeva “o Sangervasio?” (foto 3). Forse l’errore nasce tutto da quel momento e, chissà, come detto forse fu lo stesso Della Corte ad aggiungere quella nota.
Si noti a margine che nel Rotengo “moderno”, confluiscano le due “y” del comune di Iseo (si confrontino foto 7 e 8).

TRASCRIZIONE/TRADUZIONE/NOTE EPIGRAFE (a cura prof. T. Casanova):
ISTUD · SEP(u)LCR(um) · E(st) ·
· D(omini) · BERTOLOTI · D(e) ·
· ROTENGO · 7 (et) · H(e)R(e)DV(m) ·
· NEC · ALICVI · PER SONE · DETVR · NISI

SIT · DE · DOMO · EI(us)



Questo sepolcro è

di don Bertolotto di

Rodengo e degli eredi;

e a nessuna persona

si conceda, se non

è della sua casata.



Bibliografia: Guerrini, 1925, p. 187 n. VI