domenica 29 settembre 2013

PREGIUDIZI E CONFUSIONE: COSA SIGNIFICA QUESTO STEMMA?
 PARTE 2 LE IMPRESE.
(SEGUE DA PARTE 1)
"Ciò va ascritto alle continue sovrastrutture astruse che illustri araldisti andavano architettando, rendendo così la scienza in questione da lineare e comprensibile, a sapere per iniziati. E’ in questo fattore che possiamo forse rilevare il più forte segnale di chiusura e di trasformazione elitaria. A ciò si aggiunga un altro elemento strisciante che presto avrebbe soppiantato una corretta “esegesi” della realtà degli stemmi: l’interpretazione allegorica. Di questa, sede naturale sono le ”imprese”, che, facendo parlare il Crollalanza , risultano essere «figure o frasi, spesso le une e le altre congiunte, esprimenti in una maniera allegorica e breve qualche pensiero o qualche sentenza» . Quelle composte da figure (“corpo”) e parole (“anima”) sono le imprese “propriamente dette”, in gran voga ai tempi del Cardinal Mazzarino e apprese in Italia dai francesi alla calata di Carlo VIII . Famosissime e numerosissime sono ad esempio quelle dei Gonzaga . Insomma le imprese erano figure accompagnate da motti abbastanza criptici in cui l’interpretazione allegorica di quanto si vedeva e leggeva era d’obbligo affinché esse venissero comprese e compiutamente decifrate. Spesso inoltre il loro significato non era accessibile a chi non fosse a conoscenza di fatti o aneddoti ben precisi . L’uso invalso di tale modello di comunicazione forse segnala già di per sé un certo sentimento di “insoddisfazione” verso lo stemma di famiglia, che iniziava ad essere percepito come inadeguato ad incanalare tutto quanto il suo titolare voleva “trasferire” e “pubblicare” di sé? E’ plausibile pensarlo. L’arme familiare, che subiva sì modifiche ma di natura giuridica (a causa di matrimoni, concessioni, alleanze…) , ma che non era mai stato inteso come veicolo allusivo di idee e sentimenti privati, nascosti, poteva essere affiancato da un’”impresa” che invece era del tutto personale, libera e piena zeppa di significati reconditi. Basta però quest’ultima considerazione per far comprendere come lo stemma fosse percepito in maniera diversa da essa. Poco a poco però, le categorizzazioni allegoriche riservate all’impresa passarono ad influenzare la sfera, del tutto difforme come si è visto, della materia araldica. Sia in ambito “popolare”, al solo livello di percezione, sia tra la più ristretta cerchia degli araldisti, a livello specialistico, è sorta una fioritura di interpretazioni allegoriche legate agli elementi araldici (figure, pezze , smalti) che riempivano lo scudo, nonché alle loro relazioni. Ecco che allora una certa combinazione di colori voleva significare una certa virtù, una figura messa in una cert’altra posizione, avrebbe rappresentato un sentimento e così via.
Tutto ciò sembra acqua passata da secoli sotto i ponti. E invece è materia più viva che mai". ®

Da "Signa" (Fabio Bianchetti. Diritti riservati. Vietata la riproduzione)
PREGIUDIZI E CONFUSIONE: COSA SIGNIFICA QUESTO STEMMA? PARTE 1 
Una delle domande più frequenti che mi è capitato di sentirmi rivolgere, appena si scopre il mio interesse per l'araldica è: "cosa significa questo stemma"? Di solito si arreca una delusione a chi lo chiede rispondendogli: nulla. Ovvio...personalmente ogni figura può essere rivestita di qualsiasi significato (affettivo, concettuale...quel che volete voi) ma è completamente errato pensare che vi sia un codice simbologico sotterraneo, quasi esoterico, condiviso e trasmesso in maniera arcana, secondo il quale ad ogni figura, o ad ogni combinazione di figura soggiaccia un preciso significato oscuro ai più e palese solo a degli iniziati. Il Prof. Luigi Borgia è chiarissimo come sempre: "L’aquila non vuol dire rapacità, il leone non vuol dire ferocia…non vogliono dire assolutamente niente! [...] Il sistema araldico nasce [...] con fini eminentemente riconoscitivi, e (in seguito) ha aggiunto alla sua iniziale finalità di carattere conoscitivo e riconoscitivo, altre finalità, ben più importanti, cioè finalità di riconoscimento dello status giuridico del portatore del singolo stemma. Questo è l’araldica e nient’altro. Ripeto: non ci sono interpretazioni simboliche o ancor peggio esoteriche o simili. Doveva solo essere un sistema che attraverso la visibilità immediata doveva dare spiegazioni chiare sullo status giuridico. E mai possibile dare spiegazioni chiare con qualche significazioni di carattere criptico? No, e infatti non esiste niente del genere nella disciplina araldica."

sabato 28 settembre 2013

STEMMARIO VALSABBINO MURA (BS) CA' DE BEC

In quello che ora appare come un fienile abbastanza fatiscente (ma comunque meraviglioso) si trova traccia di una probabile unione matrimoniale tra personaggi di due delle più potenti famiglie bresciane: Avogadro (a sinistra, con le bande* -vedere commento- doppiomerlate) e Montini ( a destra: sopra il monte all'italiana d'argento, pare di ravvisare ancora le tracce di uno dei tre gigli che lo sormontano. Non scorgo invece i lambelli che accompagnano in capo la composizione. Ma... potrebbe esserci una S a fianco del monte, come iniziale del nome di battesimo dellA Montini. Giiacchè lo stemma relativo è posto in sinistra araldica, ritengo che la moglie fosse Montini, sempre posto che le armi rappresentino matrimonio). Mi riprometto in seguito di dare qualche cenno sulle due famiglie per definire meglio la grande importanza che esse ricoprirono non solo rispettivamente in Val Trompia e Val Sabbia ma anche nella Città. Qui basti dire che Papa Paolo VI, come molti sapranno, deriva dalla seconda di esse. Ovviamente non sono capitato in questa casa un tempo abitata da potenti e ora fienile, così...per benedizione divina. Mi sono rifatto a quanto detto dal Piovanelli, nel suo stemmi di famiglie valsabbine (cit.) che in apertura cita come aiuto per l'intero libro "il vobarnese Enrico Stefani", noto per la sua competenza e passione. Eppure, vi assicuro, che l'emozione è stata unica. Per trasmetterne un po' ancora, vi lascio anche la foto della scritta "Ca de Bec, che si trova al di sopra degli stemmi, con quel palmo umano a mo' di firma, che lascia a bocca aperta. Ah...gli stemmi nella foto di ieri vi guardavano da...(vedere ultima immagine). E il toro era nella porto sottostante :)



venerdì 27 settembre 2013

STEMMARIO VALSABBNO - MURA (BS) 
E questa è attualmente la mia soddisfazione più grande, insuperata, insperata. Davvero un'emozione grandissima. Per oggi vi posto solo questa foto..."loro" sono già lì che vi guardano. E non sono "cose" da nulla. Provate a vedere se riuscite a fare lo stesso voi nei loro confronti.  

Ah...qui siamo a Mura (BS),dicevo, alla Cà de Béc (" e" chiusa "c" dolce, sennò gli abitanti ridono, come hanno fatto con me quando ho chiesto cà del Bèc, con la "e" aperta e la "c" dura...  ), lontana dall'abitato, al limitare del bosco, quasi all'imbrunire...al di là di una esile porta un toro (sicuramente lo era, una mucca non mi avrebbe terrorizzato così!) che proprio non ne voleva sapere della mia visita fuori orario (un classico toro da guardia). Basta non dico altro, per oggi.
A domani.

ALCUNE INTEGRAZIONI (9 GIUGNO 2014 23,50)
1) IL FIENILE CON LO STEMMA ZANAGLIO SI CHIAMA "PRA'"
2) ESISTE UN ALTRO PORTALE IN BISENZIO CON STEMMA ZANAGLIO CHE PROMETTO SOLENNEMENTE DI FOTOGRAFARE AL PROSSIMO VIAGGIO
3) INTERESSANTI LE NOTE CHE HO APPRESO SUI BONETTI IN BISENZIO: ...
Essi erano chiamati, sin dalle prime registrazioni parrocchiali/comunali (1600), come "fiorentì" potrebbero essere arrivati dai dintorni di Firenze dove esiste, lo ricordiamo, il torrente Bisenzio. Tutti i capifamiglia svolgevano la funzione di gabellotti (esattori), la famiglia abitava la casa più grande del paese (in cui esiste un grande telaio che occupa un'intera stanza) e tutte le loro donne sapevano leggere e scrivere. Queste notizie le ho tratte da "Viaggio all'interno di Lavenone" di Michela Bonardi (non mia moglie ma mia amica carissima ) e Gianfausto Salvadori (Il Chiese Scrl, 1994). Dallo stesso testo si chiarisce come mai i Bonetti (secondo il Della Corte) "ebbero sede in Presegno e Bagolino": in realtà, oltre alla casa in paese, possedevano tre fienili lungo l'antica strada che da lì conduceva a Bagolino. Possedevano inoltre prati e boschi tra cui la località Vaghi Fiorentini.





STEMMARIO VALSABBINO PRESEGNO (BS) ARALDICA "RURALE"

Incontrare uno stemma è sempre una soddisfazione. Chi cerca stemmi e chi cerca funghi può capire esattamente ciò che dico. Ma quando ne trovi uno d'altura come questo beh...non vorresti più andartene. Perché l'ultima cosa che ti aspetti di trovare in un (meraviglioso) cascinale di montagna è la volontà di marcare a vista le proprie cose con un segno. E invece eccolo qua lo stemma dei Zanaglio, potentissimo nella sua primitiva semplicità. Più in basso, dalla piazza di Presegno gli fa eco un altra arma Zanaglio. Poco distante lo stemma dei Bonetti. Tutto bellissimo...ma quello stemma solitario, lassù in montagna...

1 fienile in cui (ingresso a sx) si trova lo stemma Zanaglio in fig. 
2
3 Stemma Zanaglio in piazza a Presegno
4) Stemma Bonetti in piazza a Presegno

Dei Bonetti il Della Corte dice che "ebbero sede in Presegno e Bagolino e ne dà stemma leggermente diverso; Il Piovanelli (Stemmi di famiglie valsabbine, cit.) ci informa che erano famiglia patrizia bresciana e cremonese, diffusa a Brescia, Orzinuovi, Quinzano e Pisogne, senza citare Presegno e Bagolino, anche se lo stemma che cita è proprio quello di Presegno;
Dei Zanaglio il primo afferma che dimoravano in Bisenzio di Presegno, chiamati Zenài.
La sua versione dello stemma afferma, con blasone almeno rivedibile, che esso era "d'azzurro al cipresso di verde, terrazzato dello stesso e sinistrato da un daino al naturale, corrente". Il Piovanelli non aggiunge nulla di particolare limitandosi a sostituire il cipresso e il daino con più "normali" pino e cervo.




STEMMARIO VALSABBINO CAPOVALLE (BS)
Eppoi ci sono quelli che ti stanno dando la risposta da un paio d'anni, dalle pagine di uno stemmario, ma tu non li senti o se stai cercando altro, non li vedi. Ma arriva sempre un giorno, un istante in cui crolla il velo e la verità si spalanca  

Capovalle (BS), Canonica della Parrocchiale, ingresso. Stemma di un A.R. Comincioli. La cosa strana e da notare è che il Piovanelli, né nel suo "Stemmi e notizie di famiglie valsabbine e del Benaco", né nei tre volumi di "Stemmi e notizie di famiglie bresciane" fa mai menzione di quest'arme. 
Il solito Della Corte invece ne reca testimonianza con uno scudetto stavolta acromo. A essere di manica larga, stando alla mia foto si potrebbe dire che almeno la croce sia d'oro, ma non me la sento di escludere che sia stata una "libertà" a posteriori quella di dorare croce, iniziali, anno e motto, anche perché si notano tracce d'oro anche nel campo ai lati dei raggi della stella (figure oro su campo oro? Non credo proprio), nonché sulla fascia. Piuttosto mi pare ci siano altre tracce di pigmento rosso in diverse zone del campo, ma ve ne sono anche ...fuori-campo (a destra). 
Comunque: di... alla fascia abbassata e diminuita di... accompagnata in capo da una croce scorciata e patente alle estremità d'oro... e in punta da una stella a otto raggi di...
Motto: INTRENT FIDENTER AMICI.
Il Della Corte (Armerista, cit.) ci fa sapere che i Comincioli erano famiglia notabile di Capovalle, che si distinse nell'arte del vetro anche in Verona con G. Battista, "fiorito" nel sec. XVII. 
E quindi, aggiungo io, coevo di questo nostro A.R.


giovedì 26 settembre 2013

ARALDICA VALSABBINA LAVENONE (BS) NON ATTRIBUITO (DA ME)


GLI STEMMI NON ATTRIBUITI (DA ME) 
ARALDICA VALSABBINA 
LAVENONE BS


Hai voglia a dire che gli stemmi stanno fermi e non scappano... Sì è vero loro stanno lì, ma nella testa alle volte fanno di quelle piroette... E se stan fermi loro iniziano a girare i nomi: di chi è quello stemma? lo sapevo cavolo! Che stemma ha quella famiglia? Lo sapevo cavolo! La gran confusione dell'araldofilo praticante, condannato alla mediocrità del sapere. E poi ti capita quello che non ti dice a chi appartiene o è appartenuto. Che se poi lo scovi vicino a dove abiti, tutte le volte fai una deviazione per passarci davanti, hai visto mai che stavolta ti riveli qualcosa... Gli stemmi non attribuiti: gli amori impossibili e non corrisposti dell'araldofilo praticante. 
Questo è a Lavenone (BS) Valle Sabbia, Via Croce d'Arrigo 7, due chilometri da dove abito io. Tutti gli stemmari "bresciani"in mio possesso (si fa per dire: al 90% possesso "digitale") non mi hanno restituito nulla. Magari qualcuno lo vede e lo riconosce al volo. Magari. Lenisce il dolore sentirti raccontare dagli altri qualcosa sull'amore non corrisposto. Meglio che niente. ®
Cari amici mi permetto di segnalarvi un convegno in quel di Civitanova Marche (MC). La data è quella del 5 Ottobre 2013 ore 21.00. I relatori sono Maurizio Carlo Alberto Gorra e Alvise Manni. Chi desiderasse la locandina relativa può chiedermela con mail all'indirizzo indicato nel blog  (menu in alto). Qui di seguito posto gli elementi essenziali. Grazie. 

Organizzato dall'infaticabile Dr. Alvise Manni, presidente della sede locale del Centro Studi Civitanovesi, avrà per tema gli stemmi tuttora visibili nel centro storico della bella località marchigiana, fra i quali spicca una lapide del 1337 con una coppia di scudi accomunati dal capo d'Angiò, ed alcuni pregiati esemplari di manifattura rinascimentale. Una sostanziosa parte della serata sarà dedicata agli stemmi delle famiglie notabili, e non mancherà un rapido accenno all'araldica della città e delle sue confraternite.

Centro Studî Civitanovesi Archeoclub d'Italia Parrocchia San Paolo Ap.
O R G A N I Z Z A N O
Stemmi nobiliari lapidei, Secc. XIV – XVI, Civitanova M. Alta - MC (Foto A. MANNI 2013).
Conferenza di Araldica
“TESORI NASCOSTI…
sotto gli occhi di tutti!”
Armorario Civitanovese parte II
di
Maurizio C. A. Gorra (araldista)
Alvise Manni (storico locale)
Sabato 5 Ottobre 2013, ore 21
AUDITORIUM “San Paolo”
Vicolo San Paolo, 2 – CIVITANOVA MARCHE ALTA (MC)
INGRESSO LIBERO: LA CITTADINANZA È INVITATA A PARTECIPARE.
Si ringrazia per la collaborazione Sandro Sagripanti de “La Celeste” di Civitanova M. Alta – MC (www.laceleste.it)

martedì 24 settembre 2013










L BISCIONE DEI VISCONTI, "LA VIPERA CHE IL MILANESE ACCAMPA": COSA SI DICE DI LUI 
"Corri a casa in tutta fretta, c'è il biscione che ti aspetta!" recitava uno dei primi slogan di Canale 5. Alfa Romeo, Canale 5, Inter (una volta)... non c'è che dire: come emblema quello visconteo è particolarmente longevo. Ma cos'è davvero quella specie di rettile con la testa non da rettile, ? Darò qui conto brevemente di alcune leggende che come tali devono essere intese, e di un'interpretazione che invece poggia su basi un po' più sostanziose, o almeno corroborate da iconografie precedenti alla nascita dello stemma visconteo. Partiamo con le leggende.
Leggenda 1: Durante la seconda Crociata del 1147, Ottone Visconti ha un durissimo e lunghissimo scontro con il saraceno Voluce. Vince il primo che, a quel punto, reclama le insegne del nemico, guarda caso un "serpente" divorante un uomo;
Leggenda 2: Nel IV sec. in una caverna fuori Milano, un drago (e te pareva) terrorizza tutti e sbrana chi capita. I commerci crollano perché nessuno mette più piede fuori città. Interviene Uberto, ovviamente Visconti, che affronta la belva e la uccide. L'aveva trovata proprio mentre stava per ingoiare un bambino. D quell'episodio derivarono poi le insegne viscontee. Mica male come memoria storica visto che parliamo di 900 anni prima della comparsa dello stemma in questione...
La leggenda dell'eroe visconteo che uccide il drago vanta alcune varianti.
Leggenda 3: Così come ne vanta due questo episodio favoloso che vede come protagonista una vipera che sorprende l'eroe a dormire dopo una battaglia, ma invece di morderlo gli si avvolge al capo come a fargli da corona. Poi, una volta risvegliatosi il combattente, il rettile se ne va senza nuocergli. La variante è che in una leggenda si parla di Azzone Visconti (1300 circa) in un'altra addirittura di Re Desiderio. Ovvio il tentativo di far discendere l'importante casata milanese dalla dinastia regale longobarda. Anche qui con grande memoria, l'insegna ideata da Desiderio riguardante l'episodio sarebbe stata tramandata fino al medioevo ed inserita nello stemma. (approfondimenti possono essere appresi inhttp://www.lamoneta.it/topic/111994-il-biscione/ oppure inhttp://www.lagobba.it/?p=442

NELLA FOTO 1 DA ME SCATTATA DUE ANNI FA NEL MUSEO DI S. GIULIA IN BRESCIA: STEMMA DI LUIGI XII, RE DI FRANCIA E DUCA DI MILANO DAL 1501.



Ma oltre alle leggende c'è una teoria che si basa su analogie iconografiche. L'episodio di Giona, ingoiato dai piedi alla testa dal pistrice e rigettato da questo in senso inverso, cioè partendo dalla testa. Vi sono rappresentazioni pittoriche molto simili nelle catacombe, ad esempio. Apprendo che lo stemma Visconteo fu utilizzato per la prima volta dal vescovo Ottone Visconti per la sua elezione ad arcivescovo di Milano il 22 Luglio 1262, dopo anni passati in Italia e all'estero come ambasciatore del Card. Ottaviano degli Ubaldini. Secondo i fautori della tesi di Giona espulso dal mostro, l'arcivescovo, uomo colto e attento alla simbologia, potrebbe aver voluto utilizzare tale emblema per rappresentare una sorta di "risurrezione" personale, sancita dall'elezion
e all'alta carica ecclesiastica. 
Approfondimenti in: http://www.youtube.c...h/?v=1N9ckkn_b_I

Va detto che a seconda delle interpretazioni anche il blasone (cioè la descrizione di uno stemma secondo un linguaggio tecnico codificato) dello stemma cambia perché si passerebbe dal biscione (o quel che è) INGOIANTE, INGOLLANTE ecc. ecc. un uomo, un putto, un bambino una figurina umana; ad un uomo, bambino, putto o figurina umana USCENTE da un biscione (o quel che é).

NELLA FOTO 2 : BROLETTO (BS): UNA TRILOGIA "CLASSICA" COMPOSTA DAGLI STEMMI SIGNORIA AL CENTRO -CITTA'-PODESTA' AI LATI. QUEST'ULTIMO E' RAMENGO CASATI IL CUI STEMMA HO "RINVENUTO" (si fa per dire eh) ANCHE IN UNA LAPIDE IN MARMO DI BOTTICINO, IN S. GIULIA (FOTO 3). IL CASATI FU PODESTA' IN BRESCIA NEL 1343 E NEL 1355, QUINDI SOTTO LA SIGNORIA DI LUCHINO VISCONTI PRIMA E DI BERNABO' POI.



Araldica naturale 

1) Certo...tendina in cotone, tramonto e montagna. Ma anche, perché no uno splendido interzato in sbarra, d'argento, d'oro e di nero. Le ramificazioni nerastre? Dopo un po' la foglia-oro si solleva, si crepa...  

2) di cielo e di neve in Monte Stino (BS), ma anche perché no un quasi perfetto e nitidissimo troncato d'azzurro e d'argento.




06 10-13 dom., ore 10,00. D'argento alla fascia composta da x sbarre d'azzurro e del campo

lunedì 23 settembre 2013

STEMMARIO VALSABBINO- LAVENONE (BS).
DI SANGUE E DI FERRO: I ROBERTI.







E' dura convincere noi abitanti di anguste valli, noi che quando incontriamo le meraviglie delle città abbiamo sempre "quella faccia un po' così", è dura dicevo convincerci che non solo la storia sia passata dalle nostre parti, ma soprattutto che "le nostre parti" abbiano fatto la storia, almeno un pezzo di essa. E anche che la "Città" e la sua vita così differente da quella valligiana, non venisse percepita come un'entità lontana, distante, irraggiungibile. Il cuore sanguinante (o meno) dei Roberti potrebbe aiutarci un pochino. In Lavenone si trovano due stemmi (figg. 1 e  3, con particolare della prima in fig. 2), diversi tra loro ma riconducibili entrambi alla potente famiglia appena citata. ""Esercitarono l'arte del ferro in Lavenone", ci dice il Della Corte ("Armerista", cit.), "dove dettero pure alcuni notai" (Andrea, 1681, quasi coevo dello stemma in foto 2; Bernardo nel 1725 e G. Maria nel 1761) e due Sindaci Generali della Valle (Andrea 1759, Pietro 1782). "DI LI' UN RAMO DELLA FAMIGLIA PASSO' IN BRESCIA, DOVE FU AMMESSA AL PATRIZIATO CITTADINO". Sì, fu un ramo di Lavenone, stando all'autore, che passò in Brescia e divenne "patrizio" e non viceversa. Seguiamo allora i passi del della Corte e spostiamoci, per l'appunto, tra i patrizi del capoluogo consultando il suo "Le famiglie del Patriziato Bresciano (Geroldi, Brescia, 1960). Secondo lui i Roberti di Brescia erano già annotati nell'estimo Visconteo del 1388 (Borghesius e Picinus de Robertiis, i cui discendenti si trovavano annotati tra i cittadini originari e benemeriti del Libro d'Oro). Qui personalmente mi perdo e chiedo aiuto: si sta parlando di altri Roberti (ma allora i "nostri" che fine avrebbero fatto tra l'elenco dei patrizi del Della Corte?) o da tutto ciò si evincerebbe che il ramo dei Roberti di Lavenone emigrò in tempo così remoti dal paese verso la città da permettere ai suoi discendenti di figurare tra i "cittadini originari"? Spesso in queste citazioni mancano fonti e cronologia (e in molte altre manca anche prova) ed è difficile per il neofita risolvere i propri dubbi. Ma, l'avrete capito io sono qui per chiedere e non per affermare. Certo è che un Robertino de Robertiis era uno dei "Notabili cittadini" firmatari del Patto di unione con Venezia giurato in duomo nelle mani del Carmagnola nel 1426 (discendente quindi dei Borghesius e Picinus citati sopra?), e che la famiglia Roberti era presente nel 1608 alla "Reformatio" del Consiglio. Insomma, il cuore dei Roberti continuò a sanguinare parallelamente tra Lavenone e Brescia, rispettivamente occupandosi di Ferro e Politica? 

Effettivamente gli stemmi, seppur mai identici tra loro, sembrerebbero indicare una costante formale. In foto 1 (Lavenone) ho fotografato un cuore (cuoricino verrebbe da dire, vista la sproporzione con la freccia, e forse addirittura trasformato nell'impennaggio della stessa ) trafitto da una freccia cadente accompagnata nei cantoni del capo da una R, da un'ascia rivolta in quello destro della punta e da...(si accettano ipotesi, vedasi foto 2) in quello sinistro. Altro esemplare (foto 3) riporta un cuore con la punta rivolta, attraversato nella parte superiore da due frecce cadenti e appuntate, accompagnato in capo da una P, nel fianco destro da una C e in quello sinistro da una R, ed in punta da "1666". Stemma questo molto simile a quanto il Della Corte ci dice dei Roberti di Lavenone (foto 4): d'argento al cuore di rosso, sanguinante e trafitto da due lance decussate del campo (cioè incrociate a X e dello stesso colore dello sfondo dello scudo), a sua volta quasi identico a quello da lui assegnato ai Roberti ramo di Brescia (di...al cuore di...sanguinante e trafitto da due frecce decussate di..., e accompagnato in capo da una corona all'antica di...) in foto 5. 

Va aggiunto che nel "catastico" del Da Lezze (1609-10) in cui si trovano i nomi di tutte le famiglie nobili che avevano stabile residenza in Brescia (tutte, quindi non solo quelle ammesse allo status di patrizie) si trovano "li sigg.ri Roberti" nella quadra di S. Alessandro in Brescia, nonché dei Roberti in Caino (per quando riguarda il "Territorio"). Dei Roberti di Brescia il Della Corte aggiunge che avevano vaste proprietà verso Virle. 
Il Nassino (1486-1550), nelle sue "Casate Bressane" di essi nota solo un enigmatico: "veneno da Cremona". Chi erano? Erano i "nostri"? No? Se sì e stando alle ricostruzioni di cui sopra fecero un singolare Cremona-Lavenone-Brescia nel corso dei secoli? Quando vennero da Cremona? Non è più facile che questi Roberti non c'entrino nulla con i due rami di cui abbiamo parlato? Ecco, questo succede all'araldica quando va in mano a un neofita... Il punto interrogativo è il suo emblema.  Fabio Bianchetti ®

domenica 22 settembre 2013

STEMMARIO VALSABBINO: IDRO (BS)

In Lemprato di Idro è presente l’unico stemma familiare del paese che mi ha visto nascere e in cui vivo. Si tratta di quello dei Pelizzari Vingi. Secondo il Della Corte (Armerista Bresciano di Alessandro A. Monti della Corte, Tip. Geroldi, Brescia, 1974) essi ebbero già nel XV sec. “proprietà e casa signorile in Castello d’Idro”. Sempre secondo l’autore “secondo tradizione” da essi discese la suora agostiniana Maria da Idro, morta in Brescia “in odore di santità” vittima della peste del 1577. Proprio di tale epidemia ho rintracciato i primi riscontri nei documenti presi in esame per scovare i sigilli a secco della Communitas idrense (materiale in attesa di autorizzazione). L’esemplare in granito riportato qui sotto è blasonabile come: un crescente vòlto e racchiudente fra i corni due stelle sovrapposte di cinque raggi. Sempre il Della Corte ci viene in aiuto per quanto riguarda gli smalti (non sappiamo da quale stemmario precedente li abbia tratti). Il disegno estrapolato dalla sua opera ci mostra un: D’azzurro al crescente vòlto e addestrato da due stelle sovrapposte di cinque raggi, il tutto d’oro.

Direi che non è stato difficile per me scegliere (tra palloni da calcio, croci e fiaschette) l'icona che appare accanto al gruppo "il caffè": Se la scovate nel vostro elenco gruppi noterete la somiglianza con l'unico (come già detto e che io sappia) stemma familiare idrense.

Per quanto riguarda lo stemma civico di Idro qualcosa ho già pubblicato nella pagina f.book "Fabio Bianchetti il Caffè araldico". Appena ricevuto l'ok per la pubblicazione del lavoro che sto eseguendo in merito esso verrà qui riportato integralmente o con stralci considerevoli. 



per quanto riguarda immagini non mie tratte da pubblicazioni mi rifaccio alla modifica alla Legge italiana sul diritto d’autore (633/1941), che prevede l’introduzione del comma 1 bis all’articolo 70 che così recita: "È consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro". In pratica si è stabilito che nell’era digitale, pubblicare l’immagine di un’opera, con scopi didattico-informativi, citando la fonte non lede il diritto d’autore.

sabato 21 settembre 2013

Ragionamenti, certo  e tanto cuore. E’ questo che chiedo all’eventuale pellegrino che sosterà un poco all’ombra di questo piccola dimora, modesta ma spero dignitosa. Finché potrò la terrò pulita e ordinata, pronta ad ospitare, anche se mai dovesse passare qualcuno. Me lo devo.             
E a chi avesse la bontà di farmi compagnia chiedo domande che forse non saranno soddisfatte, chiedo risposte alle mie domande, chiedo di guardare cosa c’è in queste stanze  e di far guardare cosa porta con sé nel viaggio. Chiedo ragione e cuore.
***
Qui si parlerà di araldica, grazie a quello che posterò io e quello che eventualmente vorrete postare voi; grazie, come detto,  alle domande e alle risposte di tutti. E’ indubbio che vi saranno errori nelle mie nozioni e/o nelle mie supposizioni. Se qualcuno se ne accorgesse e non facesse nulla per emendarli, la colpa della loro sopravvivenza sarà sua più che mia. Ognuno (se qualche “ognuno” ci sarà) è libero ovviamente di postare ciò che crede attinente agli argomenti che di volta in volta si tratteranno. Quali sono? Sostanzialmente araldica della Valle Sabbia, di Brescia, del Bresciano… e di tutto il resto J. E ragionamenti intorno a tale materia, tesi a sconfiggere pregiudizi, errati giudizi, fraintendimenti, false percezioni, luoghi comuni che non ne permettono una corretta fruizione. E di araldica (di “vera” araldica)  tutti sono bisognosi: io ne sono convinto e cercherò di spiegarlo, giorno dopo giorno. L’unica che cosa che cercherò di NON fare (ma chissà se ci riuscirò…) è di fare pure e semplici carrellate di stemmi senza avere nulla da dire o ascoltare in merito.  Nessuna limitazione è imposta in partenza. Soltanto una cosa sulla immagini e i testi originali: nell’improbabile caso in cui a qualcuno dovessero interessare non ha che da chiedere e citarne la fonte.
Parallelamente a questo blog nasce un gruppo chiuso in facebook, in cui trattare in maniera forse più dinamica gli argomenti:        
https://www.facebook.com/groups/211814768987383/  “Fabio Bianchetti-Il caffè araldico. Un’ultima raccomandazione: mi farete una grandissima cortesia se vorrete invitare vostri amici che eventualmente sapete interessati/incuriositi/affascinati dall’argomento “araldica”.  Invito i più esperti di me, che mi recassero l’onore di passare di qui, a portare pazienza e santa voglia di insegnamento.

Idro, 21 Settembre 2013, nel giorno del quarantottesimo compleanno.