martedì 26 maggio 2015

STEMMARIO VALSABBINO
STEMMA IN NAVONO (BS) 1 DI 2
Il 14 Maggio 2015, in quel di Navono (BS) mi imbattevo in due stemmi, del primo dei quali intendo parlare in questo post (ma arriverò anche con il secondo, la prossima volta...).
Per quanto sin da subito “l’impianto” generale mi paresse evidente (salvo smentite da parte di chi passerà da queste parti) decidevo di cercare su “Stemmi e notizie valsabbine e del Benàco” di Giancarlo Piovanelli (Zanetto ed., 2009).
Con mia grande sorpresa apprendevo che in tale libro (pagg. 70-71) l’arme in questione era attribuita ai Lavellongo/Lavellolongo (L. in seguito). Ripeto, son qui per imparare e pertanto metto in preventivo qualsiasi tipo di errore o ignoranza da parte mia, ma, almeno per ora, desidero manifestare i miei dubbi riguardanti tale attribuzione.
Prima ancora di passare alla questione puramente araldica, annoto qui che il Piovanelli sostiene che i L. furono famiglia “per lunga tradizione guelfa”. Certo è che non circostanziare cronologicamente l’affermazione, con i repentini sbalzi di umore politici che circolavano (circolaVANO? vabbè lasciamo perdere…) in Italia è frase un po’ generica. E’ pur vero che dal seguito del testo si apprende l’amicizia dei L. con Tebaldo Brusati storico oppositore di Enrico VII e delle sue truppe imperiali (il Brusati cadde prigioniero nel 1311), ma è anche vero come il Della Corte (Famiglie del patriziato bresciano, cit.) li voglia “Sempre fra i principali di parte ghibellina”.
Altra particolarità non proprio collimante è che il Piovanelli indica tale stemma come presente “nella canonica della chiesa di Navono in Valle Sabbia”, mentre, almeno attualmente, esso è visibile all’esterno (FOTO 1).
Ma sono inezie. Sarà invece assai più importante segnalare come, sempre il Della Corte, confidi che tale famiglia si estinse o espatriò nel secolo XV, e lo afferma dopo aver chiarito che essa fu attiva in Brescia Città e in Asola (non vi è alcun rimando a territori della Valle Sabbia). La precisazione cronologica è assai importante, visto che lo stemma di cui qui si parla risale al 1799 (si veda la scritta sottostante ad esso, FOTO 2).
Ma anche dal punto di vista araldico, a me pare proprio di vedere uno stemma derivante dalla dominazione austriaca. Il 1799 è esattamente l’anno in cui viene fondato il commissariamento austriaco (per l’esattezza il Commissariato Imperiale per la Lombardia Austriaca, 26 Aprile 1799 -30 Maggio 1800), e questo stemma potrebbe essere stato realizzato quindi proprio da Aprile a Dicembre del 1799, magari sovrapposto (sto fantasticando) a qualche -ben più diffuso in Valle, anche tuttora- leone marciano.
Piovanelli come detto parla di L.: il loro stemma è d’oro alla banda di nero e l’autore infatti riporta tale blasone nel suo libro. Ma l’arma di Navono carica una banda nera? A prima vista parrebbe evidente ma se si osserva la pezza in basso in sinistra araldica si potrà scorgere quello che a me pare un residuo di pigmento rossastro, fatti salvi tutti i dubbi su ciò che esporrò in seguito (e simile a quello che si riesce a notare anche sul bordo del capo e del fianco sinistro lì utilizzato per…cosa? Fregio decorativo? Ombreggiatura? Altro? FOTO 3).
Prima parlavo di “Impianto” generale dello stemma che mi fa propendere per l’origine “austriaca”: quella che oggi appare come una bella e ruspante oca bicipite a causa della depigmentazione (e anche a causa dei musi dell’animale, ma si sa che in certe rappresentazioni in borghi assai decentrati rispetto alle città, spesso si utilizzava come “modello” quel che c’era: abbiamo già parlato del leone marciano di Alone, munito di volto praticamente umano) era la classica aquila imperiale con spada nell’artiglio destro e globo imperiale cerchiato e crociato, poggiato sul sinistro.
Dallo stemma pende una “cosa” che ancor oggi, ingrandendo l’immagine (e soprattutto sapendo che “lì” ci doveva stare proprio quello) è riconoscibile come il pendente della collana dell’Ordine del Toson d’Oro (FOTO 4-5). Tra l’altro nella foto presente sul libro del Piovanelli tale elemento è perfettamente riconoscibile e ciò dimostra come il dipinto, specie in quel punto, sia andato progressivamente deperendo.
Esternamente ai fianchi dello scudo si possono intendere lettere e numeri romani di una sigla: F II. Francesco II degli Asburgo-Lorena era ”imperatore dei Romani” nel periodo considerato (il periodo di reggenza va dal 1792 al 1806) e tra l’altro, quando, solo qualche anno più tardi e precisamente nel 1804, divenne Francesco I (stavolta imperatore d’Austria) utilizzò come monogramma personale la sigla “F.I.”
Cosa poteva rappresentare dunque questa composizione araldica? L’insieme di aquila bicipite coronata, munita di spada e globo, nonché caricata in cuore di uno scudetto è del tutto simile (salvo qualche particolare mancante nella raffigurazione di Navono, come ad esempio la corona su ciascuna testa dell’aquila) a ciò che si trova raffigurata a pag. 3 di 5 di Araldica negli altri Stati – Austria-, di Giorgio Aldrighetti (consultabile qui: http://www.iagi.info/ARA…/altristati/austria/austria_02.html) , e cioè il “piccolo stemma” dell’impero austriaco (FOTO 6).
Ma c’è un problema non di poco conto: se diamo per buona l’ipotesi che la banda non sia nera ma rossa (e tra l’altro è forte il dubbio che tale rosso di cui parlavamo prima non le sia proprio, ma spunti fuori da “sotto” la fascia medesima, il cui pigmento ha ormai del tutto ceduto), un “d’oro alla banda di rosso” richiamerebbe da vicino lo stemma Lorena, ove si concedesse che la sparizione degli alerioni (aquile normalmente al volo abbassato e prive di rostro e artigli) che caricano la banda medesima nello stemma lorenese, fosse dovuta al deterioramento della pezza (deterioramento che appare del tutto evidente, comunque). E’ però palese l’esistenza di tracce verticali convergenti , casualmente (secondo me) richiamanti il rastrello e le alabarde appuntati, ancor oggi visibili nello stemma della Comunità Montana di Valle Sabbia, ad esempio qui http://www.cmvs.it/) , di smalto rosso anche nel campo oro, che “vanno a finire” proprio sotto la banda che potrebbero far ipotizzare ad una ormai persa colorazione rossa del campo, anziché d’oro. C’è di più: nel “piccolo stemma” classico di cui si diceva poc’anzi (FOTO 6), lo scudetto caricato in petto all’aquila contiene il classico interzato in palo, Asburgo-Austria-Lorena. Qui invece ci ritroveremmo ad avere una ulteriore semplificazione del tutto, con la sola raffigurazione dello stemma Lorena. E’ possibile sia andata così? O esiste qualche altra “prassi” compositiva riferita al periodo, che io ignoro? O ancora, lo stemma visibile (o quasi) adesso è adattamento, o, meglio, sostituzione successiva? Aspetto considerazioni e notizie. Grazie.

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