sabato 27 ottobre 2018


 
VERONA DUOMO N. 34-35-36-37-38-39-40 STEMMI CARTOLARI, BIANCHINI, BOLDERIO (?), PONZONI-FRANCHINI PALTONI-CASTELLO

Riprendiamo le buone e vecchie abitudini lasciate il 3 Febbraio scorso (se si esclude la parentesi del Cimitero Monumentale, di poco successiva): stemmi veronesi.

In foto 1 il troncato d’oro e d’argento, alla fascia scorciata doppiomerlata d’azzurro dei CARTOLARI. Il De Betta dice che in Duomo è presente un altro stemma oltre a questo del terzo altare di sinistra (esattamente in una lapide molto corrosa nel chiostro).

 In foto 2 lo stemma di FRANCESCO BIANCHINI, VENEZIANO. E’ probabile che sul tutto ci sia, come spesso accade, lo stemma primigenio (il leone con il giglio d’argento su campo azzurro) in quanto il Gianfilippi, riportato dal De Betta, considera soltanto questo come stemma Bianchini. Esiste anche arma pressoché identica a questa in Verona (San Fermo) che sul tutto riporta però uno scudetto con l’aquila anziché il leone. Ho consultato il database contenente tutti i nominativi dei vescovi: di Bianchini ne esistono solo tre, nessuno avente a che fare con Venezia o Verona, uno solo cronologicamente compatibile (il De Betta parla di 1729) ma soprattutto nessun Francesco. Ho fatto una breve ricerca online e credo si possa asserire che il Francesco di cui sopra sia quello di cui si parla qui  https://play.google.com/books/reader?id=VepxPm0tY7IC&hl=it&pg=GBS.PR7. L’indice dell’opera che padre Alessandro Mazzoleni dedica all’arciprete della Cattedrale di Verona, Gianfrancesco Muselli funge da perfetta sintesi della vita del Bianchini. Da esso apprendiamo che egli non fu mai nominato vescovo ma Cameriere d’Onore da papa  Clemente XI (pur non arrivando mai al sacerdozio, “”contento d’essersi obbligato a Dio co’ vincoli de’ suddetti Ordini”, cioè diaconato e suddiaconato, acquisiti nel 1699.. La data di morte è rivelatrice: 1729, come quella scritta dal De Betta. Il libro del Mazzoleni è di appena sei anni dopo.  

In foto 3-4 troviamo un sepolcro con un’aquila coronata. L’unica aquila coronata riportata dal De Betta è quella dei Bolderio (di cui abbiamo parlato già qui https://www.facebook.com/groups/211814768987383/search/?query=bolderio e qui https://bianchetti-araldica.blogspot.com/2017/12/stemmi-in-verona-santanastasia-30-arma.html?fbclid=IwAR2kyZtZFV0jegGseAvAfBQc3DsYBeyFWyrUFNKm805KbeTOt3zOmZsayNE (riportando lo stemma dell’aquila coronata ma anche del giglio e ricordando un terzo stemma con scaglione e giglio) e quella riportata con n. 33 e non attribuita ad alcuna famiglia. Il problema è quest’arma sconosciuta il De Betta la trova nell’anticamera della Camera di Commercio (e quindi non è questa che propongo), ma anche che l’autore non associa mai al Duomo alcuna delle tante arme Bolderio/Boldesio/Boldieri da lui proposte.



Dal De Betta poi ricaviamo gli smalti dell’inquartato della famiglia cremonese dei Ponzoni (foto 5-6): verde e argento (Gianfilippi e Verza). Ma c’è anche una versione che preveda il rosso e l’oro (Crollalanza). Solo due vescovi risultano con tale cognome: Sfortia Ponzoni, fratello del pittore Matteo, nato in Venezia nel 1582 (ma figlio di un cappellaio di origini cremonesi) e vescovo di Spalato; e Pietro Martire Ponzoni, nato in Cremona nel 1591 e vescovo di Novara.

Né il Crollalanza, né il Gianfilippi né il Verza blasonano lo stemma di P. Paolo Franchini canonico. Il De Betta ha potuto visionare un tardivo decreto ministeriale (1896) relativo all’arma del nob. Antonio, in cui le tre bande erano rosse, il campo argento e il leone attraversante “del campo”. Se il canonico Pietro Paolo è quello citato qui https://books.google.it/books?id=-tXRLKaJmzgC&pg=PT462&lpg=PT462&dq=pietro+paolo+franchini+canonico+verona&source=bl&ots=MlGa7Pa_20&sig=myhCGC2kw-33s2tSuO1bz-3NbBM&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwilyduatabeAhURl4sKHR08BRAQ6AEwAHoECAkQAQ#v=onepage&q=pietro%20paolo%20franchini%20canonico%20verona&f=false si può affermare che ricoprisse medesima carica anche in quel di Trento.  
(foto 7)

Diciamo infine del bel  delfino natante di Francesco Paltoni, citato anche dal De Betta (foto 8-9) e del castello con leoni controrampanti risalente al 1580, relativo ai De Castello (10-11).














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