martedì 22 ottobre 2019

VERONA DUOMO N. 44 STEMMA CON CANE COLLARINATO (BETTI? BIANCHI? OCCHIODICANE?)





Ci sono cani che quando li incontri iniziano ad abbaiare a più non posso e creano una grandissima confusione. Eppure a loro, il loro dire deve apparire come chiarissimo tramite di frasi coerentemente concatenate. Da questo punto di vista pertanto, la confusione sarà imputabile esclusivamente a chi osservi il cane e non a quest’ultimo.
Mai come in questo caso.
Siamo nel Duomo di Verona (da un bel po’, come noto a chi faccia visita al Caffè) eppure di questo stemma ecclesiastico replicato in due esemplari "affrontati", il De Betta non parla. Cita soltanto A) una famiglia Betti, il cui cane collarinato dovrebbe essere sostenuto da “una piccola terrazza” (come quello che lui dice essere in Sant’Eufemia), ma poi nel disegno si dimentica del piccolo accessorio e lo presenta pertanto isolato nel campo tale e quale a questo del Duomo; e B) un’arma di Agostino Bianchi posta in San Bernardino (che io non ho saputo reperire, stando alle foto relative alla mia visita risalente al maggio 2018), peraltro identica alla precedente, cioè costituita da un cane sostenuto da una piccola terrazza (stavolta riprodotta anche nel disegno) e collarinato. Ma come detto, di questi due cani in Duomo il De Betta non parla proprio. Mettiamoci pure l’inesperienza del fotografo, araldista ai primi passi (anno 2011) che ha immortalato soltanto i particolari, omettendo di eseguire una foto totale che testimoniasse di un’eventuale lapide (o ne escludesse l’esistenza) e il pasticcio è fatto. Di certo in una situazione di confusione, il “Fugger” BSB COD. ICON 276 che tratta di stemmi veronesi e vicentini, non poteva che aggiungerne altra. L’artista, non curandosi minimamente di Betti o Bianchi (famiglie di formazione più recente o ignoranza?), effigia un unico cane rivolto, abbinandolo alla famiglia Ochio di Cane che non ha il benché minimo riscontro nel De Betta. Intendiamoci: il Crollalanza dà conto della presenza in Verona della famiglia Occhio di Cane ed è famiglia anche di primaria importanza. Soltanto che il De Betta non la cita nemmeno una volta, e ciò vuol dire che secondo lui inella città dell'Arena non esistono più reperti araldici che la riguardino, già all’epoca in cui egli viveva. Quindi secondo il nostro autore questo del Duomo non è emblema araldico ad essa riconducibile. Il che mi andrebbe bene, se solo si ricordasse di segnalare almeno il reperto (magari abbinandolo ad altra famiglia) cosa che, invece, come appena detto, non fa. Ed è strano, vista la sua meticolosa precisione e la visibilità del manufatto. Va da sé che essendo quello in causa uno stemma ecclesiastico (vescovile, immagino) il fatto che esso non si riferisca a titolare veronese è del tutto plausibile, ma occorre osservare che l’opera del De Betta, al contrario di quelle redatte da altri suoi colleghi, non sia una raccolta di stemmi di famiglie veronesi, ma di stemmi presenti fisicamente in Verona, siano essi appartenenti a cittadini scaligeri o forestieri. Help.

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