martedì 17 marzo 2020




VERONA S. PIETRO MARTIRE: 48 STEMMA CRESCENZI.
VIA S. FELICITA 49 STEMMA GIUSTI 
S. FELICITA 50 51 STEMMI IGNOTI?
   (foto del 22/7/2014 E 9/8/15)



 
48 CRESCENZI Dell’arma parlante Crescenzi de Navarino il De Betta non dice nulla. Riporta però un blasone che parla di un di rosso a tre cotisse d’argento che ci permette di comprendere come non ci si trovi di fronte ad una banda di diverso smalto rispetto al campo, bordata e caricata di un filetto di ulteriore altro smalto. Dimenticando le tre cotisse, quindi, possiamo blasonare correttamente l’arma in un: di rosso ad una terza, accompagnata da tre crescenti montanti, il tutto d’argento.
Interessante l’evoluzione del termine “crescente”: un tempo la locuzione “montante” che indicava la posizione del medesimo crescente con le punte verso l’alto non veniva specificata. Oggi si preferisce farlo (in controtendenza rispetto ad altri termini, ad esempio “rampante” riferito al leone, che spesso anticamente veniva introdotto nei blasoni e oggi va assolutamente omesso) al pari delle altre posizioni del montante (volto: con le punte verso il fianco destro; rivolto: punte a sinistra; rovesciato: punte verso il basso). FOTO 1 

49 GIUSTI
Ne abbiamo già parlato qui https://bianchetti-araldica.blogspot.com/search?q=GIUSTI.
In entrambi gli stemmi proposti (cimitero monumentale e Duomo) era presente la sola testa umana di profilo. Il De Betta parlava anche di una versione inquartata con un’aquila. Particolare interessante: l'arladista cita lo stemma qui proposto come collocato in Via S. Felicita 3 che è anche l’indirizzo attuale, il che indica come la numerazione civica in tale zona della città non abbia subito mutazioni da almeno 100-120 anni). FOTO 2 

50 51 S. FELICITA (CHIESA SCONSACRATA) STEMMI IGNOTI?
Ed eccola S. Felicita, ex-chiesa oggi ristorante (FOTO 3-4-5-6-7). Al suo interno è visibile un’arma d’oro a tre gigli di rosso male ordinati (si noti la particolarità del primo giglio a doppio petalo laterale. Si vedano FOTO 8 e FOTO 6 freccia più in basso). Questo vistoso e visibile stemma, il De Betta nemmeno lo cita. Mi sono fatto un’idea del perché, partendo dall’idea che la chiesa, come detto, non è più tale, e forse ho trovato conferma dalle poche righe treperite in rete relative alla sua storia. Come sospettavo infatti, la sua soppressione risale all’Ottocento (1806) e da lì in poi l’edificio è stato adibito ad usi civili dai privati che lo acquistarono. Proprio mentre il De Betta stilava il suo armerista poi, lo stabile fu interessato da lavori, tra cui lo strappo di numerosi affreschi. Probabile insomma che all’epoca della stesura debettiana la ex S. Felicita non fosse accessibile. Anche il Biancolini nel suo libro secondo delle Notizie storiche delle chiese di Verona (1749) non dice nulla (o meglio io non ho trovato alcun riferimento, operando delle stringhe di ricerca nella versione ebook…non l’ho letto tutto…). Anche i “Fugger” riferentesi a famiglie veronesi, vicentine, veneziane non pare restituiscano stemma simile, salvo mie sviste. Anche di un altro stemma (freccia più in alto in foto 6), sempre con gigli, non so dire nulla.











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