URBINO- LE IMPRESE
MONTEFELTRO-11) L’ARA DELLA SIBILLA CUMANA e 12) IL TEMPIO DELLA VIRTÙ E
DELL’ONORE
Di questa foto abbiamo già
parlato in 9) L’AQUILA. Ora, come avevo anticipato in quel post, accenno
brevemente ad altre due imprese: l’ara della Sibilla Cumana (Ceccarelli, p.
137, che la vuole impresa di Guidobaldo II, quinto duca d’Urbino; terza in alto
da sinistra, tra la bombarda e la meta)
e il tempio della Virtù (sempre risalente a Guidobaldo II, a destra del
rovere e sotto all’ara della Sibilla). La prima è un altare “su cui sono posati
i […]responsi [della Sibilla Cumana] scritti sulle foglie, che vengono disperse
da un soffio di vento, col motto: VERVM EADEM VERSO TENVIS CVM CARDINE VENTUS “Ma se lieve all’aprirsi dell’uscio un soffio
di vento…” è il verso virgiliano
[…] che anima il corpo di
quest’impresa cara al duca Guidobaldo II…” (Ceccarelli, cit. p. 137). Lo stesso
autore conferma che tale impresa “è
stata disposta tra le altre a ornamento del pavimento della cappellina che il
duca Guidobaldo II fece ricavare nell’angusto vano a destra del grandioso
camino della Sala delle Udienze; il
ristretto piccolo locale vi si apre per accedere allo Studiolo del duca Federico di Montefeltro…” . Mi pare quindi che quella da me fotografata
possa dirsi l’impresa qui descritta, anche se, così pare, mancante dei
particolari delle foglie, e del motto. Si nota invece distintamente il “vento”
, impersonato dal volto soffiante. Se
invece fossi in errore, e tale impresa fosse diversa da quella dell’ara della
sibilla cumana, prego, come di consueto e con la consueta gratitudine, chi sa,
di parlare. Abbastanza malinconica l’interpretazione del Nardini che il
Ceccarelli riporta: secondo l’autore con quest’impresa, Guidobaldo II “volle
dimostrare che le sue speranze, le sue illusioni, i suoi più ardenti desideri
[…]svanirono come i responsi sibillini dispersi dal vento. Fu ambizioso, sognò
il fasto e le grandezze, ma vide sempre esausti i suoi forzieri. Agognò alla
gloria, ma i tempi non gli furono favorevoli e la fortuna non gli arrise mai.
Egli, dunque, tutto attese dall’altare della Sibilla e nulla ottenne.”.
Come detto, nella foto è visibile
anche il tempio della Virtù e dell’Onore. Il Ceccarelli riporta l’anima HIC TERMINVS HAERET , che qui non
appare. L’autore ci spiega citando il
Picinelli, che “il tempio della Virtù e
dell’honore, da Marco Marcello furono edificati l’uno annesso all’altro,
inferendo che per le strade della virtù si portavano gli animi nobili
all’acquisto dell’honore”. Le due torri
quindi, simboleggiano le suddette “virtù” e “onore”, mentre il motto viene
tradotto con “Qui è fisso decreto”. In pratica, secondo Guidobaldo II, era “obbligatorio” il culto di virtù e onore,
tanto come nel tempio quanto come nel suo Stato, visto come “tempio terreno
ricevuto per grazia di Dio” (Ceccarelli,
corsivo suo). Sempre il Ceccarelli conferma la disposizione di quest’impresa, anche nel pavimento della cappellina
(vedi sopra).
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