lunedì 7 settembre 2015

ARALDICA TRENTINA- RIVA DEL GARDA (TN) POST 3 DI 6. Stemmi: 9) LUTTI, 10) MADRUZZO, 11) MARCELLO, 12) NEIDECK.
9) (foto 1-2-3-4-5) LUTTI
Famiglia di cui si hanno già notizie dalla fine del ‘300. Tuttavia la “presenza costante” (Riva Araldica, cit. p. 73) in Riva si palesa a partire dall’inizio del ‘700. In tale periodo la famiglia si stabilì nello splendido palazzo di Via Maffei, da cui è tratto lo stemma che propongo. Indugio con un po’ di fotografie (foto 1-2-3) sul palazzo in generale. Si noti che una delle decorazioni (foto 1) riprende l’elemento araldico del leone rivolto (foto 4-5). Qui però la caratteristica del “rivolto” è mantenuta non per mera ripresa della figura dello stemma, ma per “cortesia” verso il leone non rivolto che si intravvede in foto 2 proprio…dietro la palma.






9) (foto 6-7-8-9-10) MADRUZZO
Non tutti potrebbero essere al corrente che i “Madruzzo” che trassero il loro nome dalla signoria dell’omonimo castello, furono due distinte famiglie. La prima, la cui arma prevedeva uno scudo di rosso con due pali ritirati d’oro, ebbe come capostipite Gumpone che proprio a Riva ottenne nel 1161 l’investitura di Castel Madruzzo, da parte del principe-vescovo. Questa famiglia si estinse alla fine del ‘300. La signoria passò poi ai Roccabruna e a metà ‘400 ai signori di Nanno, tramite Ilprando. Fu con il suo discendente diretto,. Giovanni Gaudenzio, che sposò Eufemia di Sparnberg, che il prestigio della famiglia aumentò notevolmente. A lui si deve anche l’edificazione del Palazzo delle Albere a Trento. Fu padre di Cristoforo Madruzzo, primo dei quattro principi-vescovi di Trento, appartenenti a tale famiglia (un potere che durò 119 anni). Sempre a Giovanni Gaudenzio si deve lo stemma Madruzzo più conosciuto, cioè il bandato d’argento e d’azzurro inquartato con lo stemma Sparnberg (di nero alla monte d’argento alla tedesca di cinque cime, caricato da uno scaglione di rosso). In tale stemma lo scudetto “sul tutto”, restituisce un d’oro al gonfalone di rosso, che altrove risulta essere, più correttamente, di rosso a due pali ritirati in punta, d’oro. Il richiamo alla prima famiglia Madruzzo è evidente, richiamo che l’attuale genealogia condannerebbe come falso (l’abbiamo visto) -a meno ché tale stemma fosse legato al dominio (o passato dalla prima famiglia al dominio)cosa che ne farebbe allora un’arma di adozione collaterale- ma che l’araldica ha fatto proprio.
In Riva sono presenti sette stemmi Madruzzo. Quello che propongo è all’interno della chiesa dell’Inviolata (foto 1) , posto al centro dell’arco del presbiterio (foto 2-3-4-5) e appartiene a Carlo Gaudenzio Madruzzo , principe vescovo nel ‘600 (si noti il quarto con l’aquila di Trento, e il sopra descritto inquartato “Madruzzo/Sparnberg/Madruzzo antico –trasformato in gonfalone- sul tutto” che diventa controinquartato nel 2° e 3°).
(note storiche e genealogiche tratte da Riva Araldica, cit. pp. 77-78, considerazioni araldiche mie).







11) (foto 11) MARCELLO
Ho già postato questa foto nel post del 29 Luglio scorso, riguardante lo stemma presente sulla foto del musicista Benedetto Marcello, sepolto in San Giuseppe in Brescia. Questa, come accennavo là, è l’arme di un suo antenato, Marino di Pietro, provveditore in Riva dal 1486 al 1488. Da Riva Araldica (cit., pag. 86) apprendiamo che un altro Marcello avente a che fare con Riva, e cioè Giacomo Antonio, fu compagno del Gattamelata e proprio a lui va ascritto il merito della celeberrima impresa del trasporto delle navi da Venezia al Garda, tramite l’Adige e il lago di Loppio.



12) (foto 12-13-14-15-16-17) NEIDECK
La foto 12 è sfocata ma c’è un perché. L’ho scattata dalla piazza del Municipio allo stemma presente sul Bastione. Nella foto 13 esso è visibile lassù sui monti, e in essa ci si può rendere conto della distanza (e a quaranta gradi non avevo voglia di intraprendere amene gite in verticale o quasi). Andiamo certamente meglio con la foto 14, che rappresenta lo stemma presente proprio sul Palazzo Municipale. Nelle restanti fotografie (15-16-17) possiamo vedere lo stemma esistente in Piazza 3 Novembre, che restituisce lo stemma della famiglia unito a quello della diocesi di Trento. Entrambi gli scudi sono a loro volta affiancati dallo stemma civico di Riva. Tutte queste arme sono da ricondurre ad un unico Neideck, Giorgio III.
Questi fu principe-vescovo di Trento dal 1509 al 1514, precedendo pertanto Bernardo Clesio in tale carica. La famiglia di origine è austriaca, e lui studiò a Vienna e Bologna. Quando Riva fu tolta alla Serenissima dall’imperatore, egli era schierato dalla parte dei vincitori. Nel 1509 conquistò il bastione di Riva e la città si consegnò spontaneamente a lui. Fu allora che egli fece apporre gli stemmi di cui alle foto 12 e 14 (Bastione e Palazzo Comunale). Nello stesso periodo in cui fu principe-vescovo fu anche governatore di Verona. Nelle mie ricerche nella città scaligera non ho però trovato testimonianze araldiche di ciò, e il De Betta (nel suo Armerista Veronese, testo che sto utilizzando per l’altra rassegna che continuerà più avanti, quella sugli stemmi di Verona, per l’appunto) conferma tale mia conclusione. In Riva ci sono altri stemmi Neideck riconducibili al fratello di Giorgio III, Eustachio, capitano di Tenno e della Rocca di Riva, da lui personalmente conquistata, sempre nel 1509. Uno di questi stemmi sarà forse da me riproducibile più avanti, se e quando riuscirò a salire sulla Torre Apponale di Riva (per tutte queste note, si confronti Riva Araldica, cit. pag. 105).








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