mercoledì 1 giugno 2016





STEMMARIO TRENTINO- ARCO (TN) SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE GRAZIE. STEMMI MURATI IN PARETE ESTERNA: 1 DI 5 (SARTORI/FRANZOSI) 22 MAGGIO 2016
“I tedeschi sono coloro che meno osservano questa legge”. Così il Tribolati, nella sua Grammatica araldica ad uso degli italiani (Ulrico Hoepli editore libraio della Real Casa, Milano 1904, pag. 177), riguardo alla norma da lui posta al n. 13, concernente il “divieto” araldico di inserire nello stemma figure umane intere. E un po’ “tedesco”, se non per l’origine primigenia delle famiglie dei suoi titolari, almeno per zona di provenienza, ma anche per, mi pare di poter dire, lo sviluppo dei due cimieri (peraltro è persino superfluo aggiungere che questa caratteristica non sia appannaggio esclusivo dell’araldica nordica) è questo stemma posto presso il Santuario della Madonna delle Grazie di Arco (TN). In realtà i gigli non sanno proprio di tedesco, ma chi proseguirà nella lettura, troverà spiegazione. Al di là e prima di ogni considerazione di carattere politico, da subito comunque escludevo un qualche “aumento” d’arma di provenienza francese, in quanto il loro inserimento nell’ultimo “quarto” mi pareva (non so se vera o falsa tale mia supposizione) collocazione poco “nobile”.
Questo stemma fa parte, nella mia personalissima categoria, di quelli che danno maggiori soddisfazioni, quelli la cui attribuzione fai fatica a scovare, ma che alla fine trovi, quando e dove meno te l’aspetti. E’ stato un rimbalzo tra la consultazione dell’Araldica Trentina del Rauzi, di Riva Araldica di Baroni, Lugli, Pfleger, Viaro e di altri stemmari online relativi all’area tirolese. L’arma, così come si vede in Arco, non è rappresentata in alcuna raccolta tra quelle consultate. Dopo aver vagliato altre ipotesi (tra cui i Gelpi) trovavo in Riva Araldica una testimonianza assai consunta (foto 4) raffigurante un guerriero con lancia e scudo. Tra le righe della descrizione scovavo finalmente ciò che cercavo: i Sartori (di cui si sa poco, ma che si trovano in numerose registrazioni parrocchiali in Riva: così si afferma nel testo citato) si imparentavano nella seconda metà del ‘600 con l’ultima discendente dei Franzosi, Camilla, la cui famiglia proveniva da Polpenazze “Rippierae Salodii”, ma risultava già abitante (anche) in Riva dal 1574. Nel 1749 il figlio di Camilla e di Jacopo, Giovanni Luigi, la sua famiglia e la sua discendenza furono “pareggiati in nobiltà con la famiglia Franzosi come discendente da quella”. Come si evince dal testo citato (pag. 133) “Testimonianza visibile dell’unione è lo stemma attualmente murato sulla facciata del Santuario di Santa Maria delle Grazie di Arco dove si vedono le armi delle due famiglie nello stesso scudo” *, scudo che è quello che propongo io in foto 1-2-3. Si noti che lo stemma presente nel chiostro dell’Inviolata di Riva proposto da Riva Araldica (foto 4) appartiene a Biagio Sartorio e risale al Seicento, molto prima perciò dell’unione “ufficiale” tra le famiglie (e quindi tra gli stemmi) Sartori e Franzosi e infatti in esso appare il solo guerriero, elemento araldico della prima tra le due. Alla seconda vanno attribuiti, ovviamente, il mantellato con il sole fiammeggiante a sedici (?) raggi e i gigli a cui accennavo sopra.
Come ritengo chiaro, questi ultimi appaiono rimando “parlante” al cognome “Franzosi”, datosi l’immediato richiamo “gigli/Francia” ancor oggi pressoché indelebile. Se poi il cognome stesso voglia rievocare remote provenienze (o soggiorni) francesi di uno degli avi della famiglia originaria della riviera gardesana, questo non so dire. A margine noto che nello “Stemmario Benancense” presente nell’Armerista Bresciano del Monti Della Corte, non appare alcun rimando ai dei Franzosi di Polpenazze, e che stessa sorte tocca alla famiglia Sartori (e ancora Franzosi, stavolta con riferimento a quella stanziatasi in Riva), nell’opera sopraccitata del Rauzi. Nemmeno nel recentissimo Araldica benacense e valsabbina di Stefani vi è riferimento a qualche Franzosi di Polpenazze, il che mi fa ritenere che essi abbandonarono la zona gardesana senza lasciarvi testimonianze araldiche di alcun genere. La loro provenienza dal borgo citato è comunque certa, stando a Riva Araldica che cita il documento nel quale tale origine appare: Biblioteca Comunale di Trento, Ms. 2930, p. 500, punto 2.
* in realtà questo e gli altri stemmi di cui tratteremo sono murati in una parete a sinistra rispetto alla facciata del santuario, e antistante la chiesa stessa.



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