martedì 21 giugno 2016

STEMMARIO TRENTINO- ARCO (TN) SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE GRAZIE. STEMMI MURATI IN PARETE ESTERNA: 4 DI 5 (CONTI D’ARCO E MARTINENGO)

È risaputo che Colleoni e Martinengo siano legati a doppio filo. Non solo, infatti, la moglie del condottiero era Tisbe (Martinengo), ma tre figlie del medesimo andarono in spose ad altrettanti Martinengo (un’altra, Polissena, sposò Bernardino Lodrone): Isotta impalmò Giacomo (fondatore del ramo Martinengo della Motella), Caterina si coniugò con Gaspare (e da qui sorgerà il ramo dei Martinengo della Pallata) e la maggiore, Orsina andò in sposa a Gerardo II. Da quest’ultimo matrimonio nacque il ramo dei Martinengo-Colleoni. Il motivo per cui solo questa diramazione unì il nome del condottiero a quello dei Martinengo è presto detto: fu volontà esplicita dello stesso, quella di investire i discendenti di tale coppia, con il suo cognome nonché con la parte più cospicua dell’eredità. Gli eredi in questione, che il Colleoni stesso chiamava “suoi figli adottivi” (Bartolomeo ebbe otto figlie, ma nessun maschio), furono Alessandro, Gian Estore e Giulio*.  Ma, e io l’ho scoperto da poco, c’era anche (e forse “non solo”) una loro sorella: Barbara.  Nipote quindi del Colleoni, figlia di Orsina e Gerardo II Martinengo, e quindi a tutti gli effetti “Barbara Martinengo Colleoni” (a meno che questa “fusione” fosse stata esplicitamente riservata ai soli tre discendenti maschi già incontrati), sposò il conte Andrea d’Arco e in Arco morì il 1493 e fu seppellita nel santuario della Madonna delle Grazie. La lapide, attualmente collocata in una parete esterna al santuario, fu probabilmente tolta durante qualche restauro/rifacimento della chiesa. Nell’epigrafe si cita il figlio Gerardo, che prese il nome del padre e di un suo cugino (figlio di uno dei già incontrati fratelli di Barbara, e cioè Gian Estore) ma, ricordiamolo, era un Gerardo d’Arco e non Martinengo-Colleoni.  La lastra tombale è citata anche in I Castelli del Tirolo colla storia delle relative potenti famiglie di Agostino Perini (Milano 1834, co’ tipi di Giovanni Pirrotta, pag. 81: Andrea d’Arco “Fu anche legato dell’imperatore Massimiliano presso i Principi d’Italia, e morì nel 1509. La sua sposa, Barbara, figlia di Gerardo duca (sic) Martinengo di Brescia, morì già nel 1493 e fu sepolta nella chiesa delle Grazie, ove si legge la sua iscrizione sepolcrale. Ebbe dalla stessa molti figli, fra i quali si distinse particolarmente il conte Gerardo.”. Il testo prosegue e da esso si evince come quest’ultimo fu comandante generale dell’infanteria tedesca, alleata di Francesco Sforza contro Venezia (non tutti i Martinengo furono pro-Serenissima…). Nella nota 2, sempre a pagina 81, per sommo colmo di fortuna viene riportato (non troppo fedelmente…) il testo dell’epigrafe che qui riproduciamo in foto e già da essa comunque facilmente leggibile:              
BARBARA MAGNIFICI COMITIS GENEROSA SEPVLCRO
CONICX HOC TENET OSSA BREVI             
IUSTITIA INSIGNIS SUMMA ET PIETATE GERARDI           
MARTINENGA DUCIS FILIA CLARA FUIT               
OBIJT VIII KAL: MARTIJ MCCCCLXXXXIII

·         Per chi volesse approfondire l’argomento:       
https://www.academia.edu/25290856/LAQUILA_E_IL_FALCONIERE_-_I_Martinengo_e_limpresa_del_padiglione_a_campanula_una_possibile_chiave_di_lettura



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