lunedì 6 giugno 2016

STEMMARIO TRENTINO- ARCO (TN) SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE GRAZIE. STEMMI MURATI IN PARETE ESTERNA: 2 DI 5 (SEGALLA)


STEMMARIO TRENTINO- ARCO (TN) SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE GRAZIE. STEMMI MURATI IN PARETE ESTERNA: 2 DI 5 (SEGALLA)

Abbiamo appena parlato di stemmi parlanti composti con la formazione “classica” della mano che stringe un pugno di erbe pianticelle varie. Forse qualcuno ricorderà il post del con lo stemma Nalda di Verona, risalente al 27 Aprile scorso (https://www.facebook.com/groups/211814768987383/search/?query=Malda), il richiamo all’erba nalda (una varietà di “digitale”), e i facili rimandi agli stemmi pressoché analoghi dei Merisi (mano che stringe un “mazzetto” di riso), ma anche allo stemma civico di Manerbio (Man-erbio, secondo il classico comportamento para-etimologico dell’araldica) e di sicuro molti altri*. In Arco, il 22 maggio scorso, rinvenivo sempre nei pressi del santuario della Madonna delle Grazie, questo stemma, risalente al 1577, di “Antonius et Doricus Segalla”, che qui ripropongo nelle prime cinque fotografie, che a sua volta tradisce l’origine parlante (Segalla/segale). Si noti che nell’Armerista Bresciano del Della Corte, si ritrova invece lo stemma dei Segala, anch’esso parlante (d'azzurro, a cinque spighe di segale affiancate d'oro, nodrite dalla campagna di verde, e sormontate da cinque stelle di cinque raggi del secondo, poste a piombo e in fascia centrata) ma che nulla ha a che fare con questo (né tantomeno credo ne abbiano le due famiglie). Anche questo stemma è ignorato dal Rauzi.   
Una nota: ritengo, come ovvio, che molte attuali attribuzioni generiche riguardanti figure vegetali, tanto generiche non sarebbero se si riuscissero ad approfondire dal punto di vista botanico (naturalmente tenendo conto dei nomi dialettali) le fattezze di certe “erbe” presenti nelle armi.  Un esempio potrebbe essere dato dallo stemma dei Medici di Gavardo (la “mano” qui sparisce, ma non interessa più per ciò che stiamo dicendo ora), che il Della Corte e altri vogliono contenente un giglio (che io proprio non riesco a vederci). Enrico Stefani parla invece di un covone  http://bianchetti-araldica.blogspot.it/2013/10/stemmario-valsabbino-e-dintorni.html#comment-form, che nell’esemplare che propongo in foto 6  sarebbe davvero mal fatto (ma è probabile anzi quasi certo che Enrico ne conosca qualche altro o qualche loro descrizione “ufficiale” ) e che invece potrebbe rappresentare un mazzetto di qualche erba “medica” (quella in foto 7 è solo un esempio). Ne parlavamo già quasi tre anni fa qui                       https://www.facebook.com/groups/211814768987383/search/?query=Medici%20Gavardo









2 commenti:

  1. Osservazioni eccellenti, caro Fabio, specialmente sull'utilità di approfondire le specie (per quanto possibile): operazione utile a farsi non soltanto per i vegetali.

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  2. è sempre un piacere ed un onore il sapere che uno studioso e uomo di cultura del tuo rango, mi legga e ancor di più approvi ciò che dico. Ti devo tutto. Grazie di cuore.

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