martedì 15 maggio 2018




VERONA  CIMITERO MONUMENTALE LATO PIIS LACRIMIS (FOTO DEL 20 FEBBRAIO 2018) E ANCHE SAN FERMO (FOTO DEL 22/7/2011)*:

24) SAGRAMOSO 25) FRACASTORO* 26) ALBERTINI DA PRATO 27) CONATI 28) GUERRIERI 29) PALAZZOLI

VERONA  CIMITERO MONUMENTALE* LATO BENEFICIS IN PATRIAM (FOTO DEL 20 FEBBRAIO 2018)  30 DIONISI (* ANCHE SAN FERMO E VIA DEL LEONCINO, FOTO DEL 22/7/2011).





24) SACRAMOSO (foto 1-2-3)       
Due esempi, presi da altrettanti sepolcri, della presenza dello stemma in questione nel Cimitero Monumentale veronese. Il De Betta ne cita altri, sparsi per la città, e si ricorda anche del suddetto Cimitero.



25) FRACASTORO (foto 4-5-6-7-8-9)       
L’inconfondibile fascia “in vimini”  (con tutte le polemiche e interpretazioni che si leggono nei siti specializzati) dei Fracastoro, non fa mancare la sua presenza nemmeno nel Cimitero Monumentale. In quest’arma a dire il vero, la fascia stessa appare assai generosa nelle sue dimensioni (foto 4-5-6). Ben più antico il testimone di San Fermo (foto 7-8) che ricorda Aventino Fracastoro morto nel 1350. Nella chiesa poi è presente altra arma della famiglia (foto 9).



26) ALBERTINI DA PRATO (foto 10-11)

Il De Betta ne cita due, di stemmi Albertini, (uno del conte Alberto, complicatissimo nel Cim. Monumentale e da me purtroppo non trovato)  e l’altro di Giuseppe  nel Cimitero Comunale. Entrambi rimandano la funzione parlante ad un ALBERo e non a delle ALi, quindi li riterrei di altra famiglia rispetto a questa.



27) CONATI (ANTONIO) (foto 12-13)      

Dalla descrizione che il De Betta dà di questa tomba, comprendiamo come forse egli non conoscesse i tratteggi (ma questo non è possibile: a parte il fatto che  la sua cultura araldica in generale non permetta  certi dubbi, egli stesso desume smalti dall’osservazione del tratteggio, in altre occasioni) o che questi siano stati eseguiti in momento successivo ai suoi sopralluoghi. Altra opzione è che egli non abbia osservato direttamente il reperto. Ma che Ottone descriva proprio questo reperto non sussistono dubbi, perché la descrizione minuziosa collima in ogni elemento, cimieri compresi. Eppure l’autore afferma che è solo grazie “a informazioni assunte” che egli sia venuto a conoscenza degli smalti. Ma essi appaiono evidenti, appunto, dai tratteggi che restituiscono quanto meno il campo azzurro e le stelle d’oro. Non si spiega nel testo l’attribuzione ad Antonio.



28) GUERRIERI (foto 14-15-16)

Si cita nel De Betta la complicata arma Guerrieri, ma nessun riferimento alla sua presenza nel Cimitero Monumentale.

29) PALAZZOLI (foto 17-18)

Il De Betta cita l’arma, ma non questa.





30) DIONISI (Cimitero foto 19-20-21-22) (San Fermo foto 23, del 22 Luglio 2011) (foto 24 Via del Leoncino, Palazzo Dionisi, foto del 22 Luglio 2011)



Numerose le testimonianze riportate dal De Betta, in cui l’inquartato rosso/verde dei Dionisi viene invertito in verde/rosso. Tra queste anche quella di Via del Leoncino. Ma l’autore non nota (grave svista) cosa assai più rimarchevole: che in quest’ultima riproduzione (foto 7), non solo vengono invertite le posizioni degli smalti, ma, nel 1 e 3 quarto anche proprio il tratteggio (che invece del verde solitamente riprodotto così: \\\\\, riporta un tratteggio così: ////) , cosa che non restituisce l’inquartato originale rosso/verde, ma nemmeno la diffusa inversione verde/rosso, bensì un sicuramente inedito (e orribile se trasformato in colori anziché tratteggi) porpora/rosso!!!

In cosa ancor migliore (si fa per dire) si produce uno dei codici “Fugger” digitalizzati dalla BAYERISCHE STAATSBIBLIOTHEK da noi più utilizzati, il BSB COD. ICON. 276 Insignia Nobilium Veronensium Vicentinorum. allorché atttribuisce l’inquartato con la stella sul tutto dei Dionisi, come si vedrà in foto 8 e 9, sia alla famiglia Donisa (e va beh, ci siamo…) sia alla famiglia Ciciliana. Ora, la prima cosa da dare per scontata in questi casi è l’ignoranza di chi ora sta scrivendo queste righe, però a complicare il caso in questione, è che questi ricorda che già nel 2011 chiese ad esperto in araldica veronese di dirimerlo e lui lo fece dicendo come fosse molto probabile si trattasse non già di un caso di omonimia araldica (due stemmi uguali per due famiglie distinte nella stessa città? Sospetto…) ma di semplice “fuggerata”, volendo significare con questo la poca affidabilità dei vistosi codici voluti da casa Fugger. La cosa parrebbe trovare conferma nel fatto che il De Betta non nomina nessuna famiglia Ciciliana o simili nel suo Armerista Veronese.

Non so dire nulla dell’arma che accompagna in sinistra araldica lo stemma Dionisi nel monumento da me fotografato. Il De Betta non ne parla, e anche il BSB 276 tace.  




































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