lunedì 23 settembre 2013

STEMMARIO VALSABBINO- LAVENONE (BS).
DI SANGUE E DI FERRO: I ROBERTI.







E' dura convincere noi abitanti di anguste valli, noi che quando incontriamo le meraviglie delle città abbiamo sempre "quella faccia un po' così", è dura dicevo convincerci che non solo la storia sia passata dalle nostre parti, ma soprattutto che "le nostre parti" abbiano fatto la storia, almeno un pezzo di essa. E anche che la "Città" e la sua vita così differente da quella valligiana, non venisse percepita come un'entità lontana, distante, irraggiungibile. Il cuore sanguinante (o meno) dei Roberti potrebbe aiutarci un pochino. In Lavenone si trovano due stemmi (figg. 1 e  3, con particolare della prima in fig. 2), diversi tra loro ma riconducibili entrambi alla potente famiglia appena citata. ""Esercitarono l'arte del ferro in Lavenone", ci dice il Della Corte ("Armerista", cit.), "dove dettero pure alcuni notai" (Andrea, 1681, quasi coevo dello stemma in foto 2; Bernardo nel 1725 e G. Maria nel 1761) e due Sindaci Generali della Valle (Andrea 1759, Pietro 1782). "DI LI' UN RAMO DELLA FAMIGLIA PASSO' IN BRESCIA, DOVE FU AMMESSA AL PATRIZIATO CITTADINO". Sì, fu un ramo di Lavenone, stando all'autore, che passò in Brescia e divenne "patrizio" e non viceversa. Seguiamo allora i passi del della Corte e spostiamoci, per l'appunto, tra i patrizi del capoluogo consultando il suo "Le famiglie del Patriziato Bresciano (Geroldi, Brescia, 1960). Secondo lui i Roberti di Brescia erano già annotati nell'estimo Visconteo del 1388 (Borghesius e Picinus de Robertiis, i cui discendenti si trovavano annotati tra i cittadini originari e benemeriti del Libro d'Oro). Qui personalmente mi perdo e chiedo aiuto: si sta parlando di altri Roberti (ma allora i "nostri" che fine avrebbero fatto tra l'elenco dei patrizi del Della Corte?) o da tutto ciò si evincerebbe che il ramo dei Roberti di Lavenone emigrò in tempo così remoti dal paese verso la città da permettere ai suoi discendenti di figurare tra i "cittadini originari"? Spesso in queste citazioni mancano fonti e cronologia (e in molte altre manca anche prova) ed è difficile per il neofita risolvere i propri dubbi. Ma, l'avrete capito io sono qui per chiedere e non per affermare. Certo è che un Robertino de Robertiis era uno dei "Notabili cittadini" firmatari del Patto di unione con Venezia giurato in duomo nelle mani del Carmagnola nel 1426 (discendente quindi dei Borghesius e Picinus citati sopra?), e che la famiglia Roberti era presente nel 1608 alla "Reformatio" del Consiglio. Insomma, il cuore dei Roberti continuò a sanguinare parallelamente tra Lavenone e Brescia, rispettivamente occupandosi di Ferro e Politica? 

Effettivamente gli stemmi, seppur mai identici tra loro, sembrerebbero indicare una costante formale. In foto 1 (Lavenone) ho fotografato un cuore (cuoricino verrebbe da dire, vista la sproporzione con la freccia, e forse addirittura trasformato nell'impennaggio della stessa ) trafitto da una freccia cadente accompagnata nei cantoni del capo da una R, da un'ascia rivolta in quello destro della punta e da...(si accettano ipotesi, vedasi foto 2) in quello sinistro. Altro esemplare (foto 3) riporta un cuore con la punta rivolta, attraversato nella parte superiore da due frecce cadenti e appuntate, accompagnato in capo da una P, nel fianco destro da una C e in quello sinistro da una R, ed in punta da "1666". Stemma questo molto simile a quanto il Della Corte ci dice dei Roberti di Lavenone (foto 4): d'argento al cuore di rosso, sanguinante e trafitto da due lance decussate del campo (cioè incrociate a X e dello stesso colore dello sfondo dello scudo), a sua volta quasi identico a quello da lui assegnato ai Roberti ramo di Brescia (di...al cuore di...sanguinante e trafitto da due frecce decussate di..., e accompagnato in capo da una corona all'antica di...) in foto 5. 

Va aggiunto che nel "catastico" del Da Lezze (1609-10) in cui si trovano i nomi di tutte le famiglie nobili che avevano stabile residenza in Brescia (tutte, quindi non solo quelle ammesse allo status di patrizie) si trovano "li sigg.ri Roberti" nella quadra di S. Alessandro in Brescia, nonché dei Roberti in Caino (per quando riguarda il "Territorio"). Dei Roberti di Brescia il Della Corte aggiunge che avevano vaste proprietà verso Virle. 
Il Nassino (1486-1550), nelle sue "Casate Bressane" di essi nota solo un enigmatico: "veneno da Cremona". Chi erano? Erano i "nostri"? No? Se sì e stando alle ricostruzioni di cui sopra fecero un singolare Cremona-Lavenone-Brescia nel corso dei secoli? Quando vennero da Cremona? Non è più facile che questi Roberti non c'entrino nulla con i due rami di cui abbiamo parlato? Ecco, questo succede all'araldica quando va in mano a un neofita... Il punto interrogativo è il suo emblema.  Fabio Bianchetti ®

4 commenti:

  1. Non ne ho la più pallida idea di quello che accadde alla citata famiglia Roberti di Lavenone, ma siccome condivido pienamente l’ asserzione in merito alla fine dell'araldica che cade in mano ai neofiti ho pensato di "peggiorare" la situazione non per mera cattiveria, ma per pura curiosità storica che si illude di trovare delle risposte.
    Per puro caso (o per destino, chi può dirlo?) mi sono imbattuto in questo blog che ha immediatamente ridestato la mia mai sopita passione.
    Correva l'anno 1744 e la signorina Lelia Roberti convolava a nozze col signor Giuseppe Gerardini (così almeno si legge nell'albero genealogico della famiglia Gerardini pubblicato nel volumetto "Viaggio all'interno di Lavenone" ).
    Ebbene questo dev'essere il punto d'incontro tra le due famiglie di Lavenone. Credo che la famiglia Gerardini abbia ereditato per via femminile le proprietà (o almeno alcune proprietà) della famiglia Roberti tra cui la casa (el palass) di Lavenone. Ora entro nel campo delle ipotesi: Ci sono due stemmi che hanno due frecce incrociate (purtroppo martellinate) però non c'è il cuore trafitto, ma le iniziali "B R" e P R" che mi intrigano: sono dei Roberti? Se la cosa solleva un po’ di curiosità sarei ben lieto di parlarne.
    Giandomenico Brunori

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    1. e la curiosità la desta eccome! solo che io e la mia imperdonabile distrazione la testimoniano in clamoroso ritardo. Innanzitutto chiedo scusa dal profondo per questo mio peccato di per l'appunto distrazione (e nient'altro) e poi, la invito, se lei "passasse di nuovo di qua", a parlarne eccome. ANcora mille scuse e mille grazie!

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    2. Salve, la ringrazio per la risposta e la prego di non preoccuparsi per il ritardo, visto che anch’io ce ne ho messo di tempo …… (e qui mi è d’obbligo scusarmi). Devo chiederle scusa anche per la mia ignoranza in fatto di internet e blog. Le chiedo: “come faccio a farle vedere le foto dei due stemmi in questione?”
      Cordiali saluti.

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  2. Carissimo, grazie anzi per la pazienza e l'interesse. Per semplificare la cosa, potrebbe allegare le immagini ad una mail e spedirla a bianchetti.idrese@hotmail.it. Poi vedremmo il da farsi per l'eventuale pubblicazione qui (se lei fosse d'accordo, ovviamente). Grazie ancora e attendo! Fabio.

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